Per ora sono solo palline che cambiano di colore dentro il pallottoliere della maggioranza. Ma nei prossimi giorni Renzi potrebbe riuscire a conquistare qualche altro sostegno tra i senatori che oggi sono ancora schierati con l'opposizione. A Palazzo Madama i numeri della maggioranza non sono altissimi: ne servono 161 per avere la maggioranza assoluta, Renzi sulla carta ne ha 172, cifra alla quale si arriva sommando tutti, ma proprio tutti, compresi i senatori a vita non sempre presenti ai lavori dell'aula. In realtà, negli ultimi voti di fiducia, il governo si attestato su cifre più basse: 166 voti per l'approvazione del jobs act, 162 per l'approvazione della legge di stabilità. Per non parlare della legge elettorale: per soli tre voti Forza Italia non è stata determinante nella votazione finale. Con l'approdo di cinque senatori di Scelta Civica nel gruppo del Pd, la maggioranza al Senato non fa un passo avanti: è solo il Pd che si rafforza nel suo ruolo di primo partito, passando da 108 senatori a 113. Con il passaggio dei cinque transfughi nelle file dem, i sostenitori del governo a Palazzo Madama sono dunque così divisi: 112 Pd (uno in meno del totale, perché il presidente del Senato Grasso per prassi non vota), 36 Ncd, 17 del gruppo delle autonomie, 2 di scelta civica, 3 popolari di Mario Mauro (attualmente nel gruppo di Gal) 2 del gruppo misto (i senatori a vita Carlo Azeglio Ciampi e Renzo Piano). Ma se andasse in porto l'operazione "nuovi responsabili", ecco che al governo arriverebbe un canestro di voti nuovi, utilissimi per rimpiazzare il soccorso arrivato da Forza Italia grazie al patto del Nazareno. I registi dell'allargamento della maggioranza puntano in due direzioni: l'eterogeneo gruppo Gal (acronimo che sta per Grandi Autonomie e Libertà, nato come costola del centrodestra) e la variopinta pattuglia degli ex senatori grillini. Tra i quindici senatori di Gal già ci sono i tre senatori popolari Mauro, D'Onghia e Di Maggio che votano con la maggioranza: tra i restanti 12 ci sono cinque senatori legati a Forza Italia e l'ex ministro di simpatie leghiste Giulio Tremonti che non hanno alcuna intenzione di dare il loro voto al governo Renzi; ma altri cinque senatori, guidati da Paolo Naccarato, sono pronti ad assicurare il sostegno alla maggioranza. Ancora più numerosa l'area degli ex grillini: sono 17 i senatori che hanno lasciato il movimento cinque stelle, tutti approdati al gruppo Misto ma divisi tra chi ha fondato microformazioni (il "movimento X" e "Italia lavori in corso") e chi è senza bandiera. Tra Gal ed ex M5s in totale ci sono dunque 22 senatori su cui la maggioranza ha messo gli occhi: se tutti passassero alla maggioranza Renzi arriverebbe a quota 194 voti al Senato e potrebbe assorbire senza troppi patemi d'animo eventuali defezioni che dovessero provenire dal Ncd o dalla sinistra Pd.
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