Il caso Lupi imbarazza il governo e il Pd. A 45 giorni dall'avvio dell'Expo, il premier non vuole biglietti da visita negativi per l'Italia. Ma soprattutto, anche per la posizione assunta in passato in situazioni simili, come per il ministro Cancellieri, Renzi resta convinto che, al di là degli avvisi di garanzia, contino le valutazioni politiche. Considerazioni che, spiegano ambienti di maggioranza, dovrebbero spingere il ministro delle Infrastrutture a dare le dimissioni senza farsele chiedere dal premier con il rischio di incrinare in modo irreparabile numeri ed equilibri di governo.
La moral suasion, esercitata però per tutta la giornata, sia nei contatti tra il premier ed Angelino Alfano sia direttamente con Lupi, non ha, però, avuto l'effetto sperato. Il ministro dell'Interno, spiegano fonti parlamentari, avrebbe compreso le motivazioni di Renzi, che non vuole che vicende di appalti e corruzione macchino l'immagine del governo. "Il silenzio di Alfano che non ha speso una parola per il suo ministro la dice lunga", evidenziano i renziani.
Il titolare delle Infrastrutture, invece, pur descritto come scosso da colleghi di partito, si sarebbe difeso garantendo di essere estraneo ad attività illecite. Pur disponibile a chiarire in Aula, il ministro ciellino considera un errore cedere agli attacchi delle opposizioni che agitano la mozione di sfiducia. E' vero, sottolineano fonti di governo spiegando la cautela, che il ministro non è indagato. E che quindi sarebbe un errore la richiesta affrettata di dimissioni finchè non è chiara la cornice complessiva dell'indagine. Ma Renzi, racconta chi ha avuto modo di parlarci, è infuriato perchè da tempo aveva messo nel mirino, senza riuscirci, la struttura di missione guidata da Ercole Incalza. I
In attesa di capire se emergeranno altri particolari, il premier tiene a bada la sua naturale impulsività. E si morde la lingua anche evitando di partecipare alla presentazione del libro di Graziano Delrio, alla Camera, dove erano in agguato inevitabili domande su Lupi. E' evidente che la richiesta di dimissioni da parte del presidente del Consiglio, invece del passo indietro del ministro, aprirebbe uno scontro dentro la maggioranza e metterebbe in discussione gli equilibri di governo. Pur escludendo, ragionano i fedelissimi del premier, che Ncd ed Area Popolare arrivino a togliere l'appoggio al governo, a mettere a rischio i numeri della maggioranza, già molto stretta a Palazzo Madama, basterebbe la pattuglia dei parlamentari vicini al ministro ciellino. Un rischio che il premier, determinato ad arrivare a fine legislatura, non vuole correre.
In ogni caso sia che Lupi decida o meno di farsi da parte, il premier ha dato l'input dell'avanti tutta per smantellare le "centrali di potere" del ministero delle Infrastrutture ed avviare un repulisti tra i potentissimi dirigenti che decidono su appalti e concessioni.
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