Si è sbloccato l'impasse alla Camera sul decreto terrorismo: è rientrato infatti l'ostruzionismo dei 5 stelle dopo l'accordo in serata nella conferenza dei capigruppo che - come volevano i grillini - ha rinviato a dopo Pasqua il voto finale sulla riforma del Terzo settore. La maggioranza ha rinunciato ad approvare la riforma del Terzo settore martedì prossimo, allungando i tempi di discussione fino a giovedì 9 aprile, quando la riforma sarà votata intorno a mezzogiorno. Un ruolo chiave lo ha svolto la presidente della Camera Laura Boldrini che nella capigruppo ha mediato tra le parti favorendo l'intesa tra la maggioranza e i 5 stelle. A questo punto M5s ha accettato di interrompere il filibustering sul decreto e l'Aula, saltata la programmata seduta-fiume, ha votato il provvedimento che è passato con 253 sì 50 no e due astenuti (il ora dl va al Senato). A spingere i deputati pentastellati al filibustering, non era stato il decreto antiterrorismo, su cui comunque avevano annunciato il voto contrario, bensì l'accelerazione sulla riforma del Terzo settore. I 5s avevano accusato il Pd di tentare un "blitz" per approvare il provvedimento prima di Pasqua strozzando il dibattito. Una riforma, peraltro che - è l'atto di accusa di M5s - "trasforma il mondo del no profit in profit indebolendo ulteriormente il welfare". Il cammino del decreto terrorismo alla Camera, prima in Commissione e poi in Aula, era avvenuto in un clima normale, anche con l'approvazione di diversi emendamenti di M5s e di altri partiti dell'opposizione, come quello di Sel che ha tolto la contestata norma che consentiva alla polizia di controllare "da remoto" i Pc di chi era sospettato di terrorismo. Questo non significava l'appoggio al decreto da parte delle opposizioni, ma almeno un esame del provvedimento in un clima "normale". Da segnalare, tra l'altro, l'annuncio del sì di Forza Italia, il primo dopo la rottura del Patto del Nazzareno ad un decreto del governo. Poi inaspettatamente il muro alzato dai deputati di M5s che si sono iscritti in massa alle dichiarazioni di voto (infatti il decreto non aveva i tempi contingentati). Ma l'oggetto del contendere - come si è detto - era la successiva legge all'esame dell'Aula (Terzo settore). La conferenza dei Capigruppo aveva infatti stabilito che mercoledì e giovedì l'Aula discutesse e votasse la riforma del Terzo settore. Ma una riforma così importante, è stata subito l'obiezione dei grillini, non può essere liquidata in due giorni. Alla fine del braccio di ferro ingaggiato tra maggioranza e M5s, è giunto in extremis l'accordo propiziato da Boldrini.
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