In netto ribasso, ma almeno c'è. Per la prima volta nella storia dell'Ue ha visto la luce un accordo per la redistribuzione dei migranti che hanno diritto alla protezione internazionale arrivati a migliaia in Italia e in Grecia. Solo 32mila contro i 40mila su due anni fissati come obiettivo, ma Bruxelles, pur ammettendo di essere "delusa", assicura che questo gap di 8mila rifugiati verrà raggiunto entro fine anno. "Un primo passo" riconosciuto dal ministro dell'interno Angelino Alfano, che gli vale di avere ottenuto per l'Italia "molto di più di quello che tutti i governi precedenti avevano mai pensato di avere". Le cifre dell'intesa indicano inequivocabilmente per quali paesi sono "deludenti o addirittura imbarazzanti", ha detto il ministro degli esteri lussemburghese Jean Asselborn che ha gestito i negoziati come presidenza Ue. Il numero complessivo target era 60mila, di cui 20mila reinsediamenti di profughi dai campi fuori dall'Ue e 40mila ricollocamenti di quelli già presenti in Italia e Grecia. Si è raggiunta la cifra di circa 24.500 per i primi, ovvero una 'eccedenza' di circa 4.500 di cui la metà è già stata 'spalmata' sui secondi, che erano fermi a 30mila e che ha permesso così di portarli a 32.256. I reinsediamenti restano così ora 22.504, ma gli ulteriori 2.504 in più, hanno successivamente precisato Commissione e presidenza Ue, non possono almeno per ora essere usati per 'compensare' i ricollocamenti per la contrarietà o l'impossibilità da parte di alcuni stati membri. In totale, comunque, per ora è assicurata la protezione di 54.760 migranti. Il gap da colmare entro fine anno, con una nuova riunione dei ministri degli interni dei 28 a fine novembre o dicembre, sarà quindi di quasi 8mila migranti. A non volere nessuno dei profughi da Italia e Grecia l'Austria, secondo cui i due paesi sono sottoposti a una pressione migratoria inferiore alla propria e che non fanno il loro dovere evitando di registrare i migranti. Nessuna solidarietà nemmeno da Ungheria, che sta costruendo un muro per bloccare gli arrivi dalla Serbia, e nemmeno da Gran Bretagna e Danimarca che hanno un opt-out in materia. L'Irlanda, invece, che poteva avvalersene, ha voluto dimostrare solidarietà ed accoglierne 600. Anche la Spagna, che sostiene di fare già moltissimi sforzi alle sue frontiere, ne ha accettati solo 1.300 contro i circa 4mila che le aveva chiesto la Commissione. Oltre un terzo dei rifugiati sarà accolto da Germania e Francia da sole, rispettivamente con 10.500 e 6.752. Più generosità, invece, sul fronte reinsediamenti, dove solo l'Ungheria ancora una volta s'è tirata indietro e a cui si sono aggiunti anche Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein. La stessa Italia ha dato la disponibilità ad accogliere 1.989 nuovi profughi, e la Grecia 354. Questi verranno selezionati tra siriani, iracheni, eritrei e somali negli hot-spot che verranno messi in piedi nei paesi terzi come Turchia, Libano e Giordania dove ci sono i campi profughi. "Siamo protagonisti di un'umanità praticata, non solo dichiarata a parole", ha sottolineato Alfano. Italia e Grecia, in cambio, si impegnano a registrare i migranti e a prendere loro le impronte digitali. Ma, ha avvertito ancora Alfano, l'attuazione di queste misure avanzerà "con la stessa progressione e progressività con cui si procederà relativamente al completamento dei numeri che deve portarci a 40mila". Quello che "è importante", ha sottolineato il commissario Ue Dimitri Avramopoulos, è "da ottobre si potrà partire" con i ricollocamenti per i 20mila del primo anno, dopo il parere dell'Europarlamento atteso per settembre.
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