"Certamente siamo pronti a governare". Gianroberto Casaleggio ha chiaro in mente la strategia per il Movimento 5 Stelle. Da Imola, dove è in corso "Italia a 5 Stelle", ha lanciato una nuova fase, quella che dovrà portare la bandiera pentastellata a sventolare su Palazzo Chigi. Se prima il mantra era "vinciamo noi" (con gli inevitabili margini di interpretazione che il concetto di vittoria ha in un contesto elettorale) adesso è "governiamo noi", ripetuto in tutte le salse sul palco della kermesse e nei vari stand. Un orizzonte politico che ha come scadenza plausibile il 2018: i pentastellati non si fanno particolari illusioni che il governo in carica possa cadere prima. Ma la strategia prevede delle tappe intermedie: la più vicina, la più importante, è il turno elettorale che nella prossima primavera porterà al voto Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna. "Io ho un sogno, voglio togliere Beppe Grillo dal simbolo, perché il movimento diventerà vostro".
La conquista del governo passa da lì, in particolare dalla capitale. "In questi anni - ha spiegato Alessando Di Battista, che ha comunque ribadito che non sarà lui il candidato sindaco di Roma - abbiamo dimostrato di saper fare opposizione, ora dobbiamo dimostrare di saper governare, con l'obiettivo di cominciare dalle grandi città. Se riusciamo ad amministrare bene Roma, poi sarà più facile conquistare il governo del Paese". Grillo e i suoi ci credono perché, come ha confidato Casaleggio, "a Roma ci stanno aiutando a vincere". Sul candidato premier c'è un nome che gira con maggiore insistenza degli altri. "Ma non è certo che sia Di Maio - ha precisato Grillo - ci sono delle regole e le rispetteremo. Adesso non guardiamo i sondaggi, anche perché non ne azzeccano una.
Ma stiamo andando bene: mi sembra che la gente, non noi del movimento, ma i cittadini che erano un po' restii, ora inizino a capire che siamo una forza di giovani che fanno bene". E sul rispetto delle regole non si transigerà nemmeno nelle elezioni comunali: Alessando Di Battista e Roberto Fico, per esempio, non saranno i candidati sindaci di Roma e Napoli.
"Alle regole - ha detto Di Maio - non si deroga perché è l'unico modo per far diventare la nostra comunità di cittadini qualcosa di diverso dalla politica che ci ha distrutti. Una sfida difficile perché nelle istituzioni le tentazione sono tante". Le parole d'ordine del Movimento 5 Stelle hanno provocato le reazioni di molti esponenti del Partito democratico, più volte chiamato in causa, a Imola, come il bersaglio privilegiato degli attacchi e delle critiche.
"Laddove il M5S governa, non porta soluzioni, ma solo sfracelli", ha detto il deputato Pd Andrea Romano. "Mentre il M5s avviava il fondamentale dibattito su nomi, leader e successori designati o meno - ha detto il vicecapogruppo alla Camera Matteo Mauri -, dibattito arrivato all'apice a Imola con Casaleggio e Grillo che hanno fatto capire chi deciderà realmente, solo in questa settimana in Parlamento abbiamo fatto decisivi passi avanti su riforme attese da decenni". Qualche critica, in realtà, è arrivata anche dall'interno, dall'anima inquieta del Movimento Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, presente all'autodromo, ma ai margini dei luoghi più visibili, che ha espresso qualche perplessità sul format scelto da Grillo e Casaleggio: "è un ambiente troppo dispersivo, non so se sia la modalità giusta per veicolare gli argomenti: mi piacerebbe chiedere a chi sta ascoltando se ha capito o non ha capito".
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