Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha richiesto al capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria di "assicurare l'opportuna collaborazione agli accertamenti in corso da parte dell'autorità giudiziaria e di fornire elementi di valutazione su quanto sarebbe avvenuto nel carcere di Parma, anche all'esito di un'eventuale attività ispettiva". E' quanto sottolinea, in una nota, il ministero della Giustizia. Il riferimento è ad un articolo pubblicato oggi dalla Repubblica nel quale si racconta la vicenda di un detenuto marocchino che ha denunciato alla magistratura i presunti soprusi e violenze che avrebbe subito da parte degli agenti penitenziari nel carcere di Parma e in altri istituti di pena (in sei anni, dal 2009, è stato trasferito in undici carceri diverse). Lo stesso detenuto, che deve scontare una condanna a 9 anni e quattro mesi ed è in sciopero della fame per protesta, ha registrato le frasi choc degli agenti penitenziari: "le botte ti saranno utili, la Costituzione non vale dentro questo carcere". O ancora: "tanto da qui tu e gli altri uscirete più delinquenti di prima"; "otteniamo risultati soltanto con il bastone: per questo vi picchiamo"; "dici che dovevo fermare il collega? E no, semmai lo aiutavo".
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Sappe, polizia penitenziaria è istituzione sana - "La polizia penitenziaria è un'istituzione sana e queste accuse generiche fanno male a coloro che il carcere lo vivono quotidianamente in prima linea". Lo afferma il segretario del Sappe Donato Capece, chiedendo "come possa essere possibile che un detenuto che sta scontando una pena a 9 anni e 4 mesi di reclusione per violenza sessuale possa, durante la sua permanenza in cella in vari carceri, tenere con sé un registratore con cui memorizzare frasi riferite, a suo dire, a persone non identificate ma, a dire suo e del legale, appartenenti all'Amministrazione penitenziaria". "Fermo restando che sarà necessario verificare tutto, con l'auspicio che ciò avvenga nei tempi più rapidi possibile - aggiunge il Sappe - la Polizia Penitenziaria, negli oltre 200 penitenziari italiani, è formata da persone che nonostante l'insostenibile, pericoloso e stressante sovraffollamento credono nel proprio lavoro, che hanno valori radicati e un forte senso d'identità e d'orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano quotidianamente". "Noi non abbiamo nulla da nascondere - conclude - ma siamo davvero stanchi di essere bersaglio di chi semina gravi accuse spesso tutte da verificare".
Uilpa, fare chiarezza su autenticità frasi - Il Dap e la magistratura "facciano con urgenza chiarezza sull'autenticità e la paternità delle frasi registrate e perseguano i responsabili, sia che si tratti di appartenenti alla Polizia penitenziaria, sia nell'ipotesi in cui si trattasse invece di un clamoroso falso". Lo chiede il segretario generale del Uilpa Penitenziari Angelo Urso. "se le registrazioni fossero autentiche sarebbero gravissime. Ma dopo tanti anni di carcere e da conoscitore dei miei colleghi - prosegue - esprimo qualche dubbio sull'autenticità della registrazione: mi sembra strana tanta calma in un momento di concitazione come può essere un' 'aggressione', non si sentono rumori di sottofondo e nulla fa pensare ad una colluttazione in corso o appena avvenuta". Inoltre è, per la Uilpa, "inopportuno e fuorviante qualsiasi accostamento al caso Cucchi: In quella triste pagina del sistema giustizia italiano è stato comunque dimostrato che nessun maltrattamento è stato perpetrato ad opera della Polizia penitenziaria".
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