Stepchild adoption e diritti/doveri delle unioni civili: è in questi due punti, disciplinati rispettivamente dall'art. 5 e dall'art. 3 del testo, che si annidano le due maggiori criticità del ddl Cirinnà. E se la stepchild è ormai da settimane il nodo gordiano che il Pd non riesce ancora a sciogliere per trovare un punto di caduta, i Cattodem hanno posto un'altra questione come dirimente: quella di emendare l'articolo 3 che, a loro parere, autorizzerebbe, di fatto (superando anche la stepchild), l'adozione del figlio del partner.
L'articolo 3, nel quarto comma, disciplina infatti le disposizioni del comma 3 (sui diritti e doveri delle coppie gay) chiarendo che queste "non si applicano alle norme del codice civile non richiamate espressamente nel ddl "nonchè - ed è qui che si nasconderebbe il nodo - alle disposizioni di cui al Titolo II della legge 4 maggio 1983".
Titolo II che, tuttavia, non include l'adozione del figlio del partner, disciplinata dall'art. 44, Titolo IV, della legge sulle adozioni. Da qui la richiesta dei cattolici: cambiare l'articolo 3 perchè, così, rischia di essere interpretato come una legittimazione della stepchild.
La richiesta, che i sostenitori dell'adozione derubricano ad una "trappola", di fatto complica il nodo della stepchild e rischia di allargare la previsione del voto di coscienza sull'art. 5 anche agli emendamenti all'art.3. Con una postilla: la contrarietà, nel merito, dei cattolici Pd alla stepchild adoption.
A meno di 24 ore dalla prova dell'Aula, chiamata a votare le pregiudiziali di costituzionalità martedì, le unioni civili vedono dunque il Pd stretto tra chi, al suo interno, non vuole la stepchild adoption e chi, invece, mette in guardia il gruppo su eventuali mediazioni che intacchino i diritti. E a complicare la partita subentra la contrarietà al ddl della grande maggioranza di Fi, di una buona parte di Ap e della Lega. Con i Cinquestelle che, di fronte ad una mediazione giudicata 'al ribasso', potrebbero abdicare dalla sponda assicurata al Pd.
Numeri trasversali che al momento vedono, tra i contrari all'adozione, circa 30 senatori Dem, 31 esponenti di Ap, 12 leghisti, 10 senatori Cor, 15 di Gal e 30-35 esponenti azzurri: l'approvazione dell'art.5, viaggia insomma in acque tutt'altro che sicure. Allo stesso tempo, però, i contrari alla stepchild adoption non hanno una linea comune, con Ap che, almeno in parte, boccia, assieme a Fi e alla Lega anche la proposta Cattodem dell'affido rafforzato. Di certo, per cercare una via d'uscita il Pd sta tentando di 'recuperare' una parte di Ap e tutto il suo gruppo: l'intento è far rientrare in gran parte la maggioranza delle riforme (Ala compreso) senza, tuttavia, perdere il sostegno dei 'laici', a partire da Sel.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it