Vienna avvia la stretta sui profughi nonostante lo scontro con l'Europa, Berlino la mette in guardia sulle misure unilaterali che rischiano di ricadere "sulle spalle dei tedeschi, mentre Ungheria e Polonia denunciano il "ricatto politico" di Matteo Renzi sul taglio di fondi strutturali europei paventato contro quei Paesi, soprattutto dell'Est, che bloccano i ricollocamenti. Il premier lo aveva detto ieri notte nella cena a porte chiuse tra i leader della Ue, segnata da fortissime tensioni sulla crisi dei migranti.
Tsipras, che già la prima sera di lavori aveva alzato la voce dando sfogo a frustrazioni e timori, oggi ha minacciato di non firmare il documento finale del summit Ue, quindi anche quello sul negoziato per evitare la Brexit. La richiesta del premier ellenico, raccontano fonti di Atene, era di lasciare intatta l'operatività delle frontiere con la Macedonia almeno per due settimane, fino al nuovo vertice convocato con la Turchia, (il 5 o 6 marzo), quando si cercherà di accelerare di nuovo con Ankara, per la riduzione dei flussi. Di fatto però sul rischio di veto del leader greco si sono rincorse voci contrastanti per tutta la giornata, che indicavano come si trattasse piuttosto di una sparata ad uso politico interno. Una minaccia che sarebbe stata comunque depotenziata già in mattinata, dopo una trilaterale di un'ora con la cancelliera Merkel ed il presidente francese Francois Hollande, da cui Tsipras avrebbe ricevuto rassicurazioni. All'incontro è poi seguita una bilaterale Hollande-Faymann e il monito da Berlino di de Maiziere sulle possibili reazioni. Intanto il portavoce del governo di Budapest Zoltan Kovacc aveva definito "un ricatto politico" la minaccia di Renzi di tagliare i fondi strutturali europei a quei Paesi, soprattutto dell'Est, che bloccano i ricollocamenti. "Renzi non può ricattare nessuno. Penso che dovremmo cercare soluzioni, non puntare il dito" contro qualcuno, gli aveva fatto eco da Bruxelles il ministro polacco per gli Affari europei Konrad Szymanski. Prima della replica serale di Renzi, era stato anche il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi a puntualizzare: "Non c'è nessun ricatto, è pretesa di coerenza e di solidarietà e di rispetto degli impegni che si prendono quando si è membri della Ue e quando si adottano degli accordi che vanno attuati. Noi - ha sottolineato Gozi - stiamo rispettando il nostro accordo in materia di solidarietà finanziaria, vorremmo che tutti rispettassero i loro accordi in materia di immigrazione e asilo". Poi sono arrivate anche le parole di Renzi sulla solidarietà che non può essere "unidirezionale". Fonti diplomatiche, sullo sfondo, si sono limitate a ricordare che si tratta di uno spauracchio agitato mesi fa anche da Vienna e Berlino, ma non realizzabile, almeno per la programmazione 2014-2020, dato che per cambiare il quadro finanziario pluriennale occorre il consenso unanime dei 28.
Austria avvia stretta migranti. Scontro Renzi-Paesi Est
Ma per ora al confine sloveno non ci sono profughi in arrivo