Politica

Unioni civili:numeri a geometria variabile a Senato

Tre schemi sul tavolo: di sinistra, di maggioranza, allargato

Redazione Ansa

Numeri a geometria variabile in Senato sulle unioni civili, a seconda dello schema politico che verrà scelto: infatti oltre ad un accordo Pd-M5s-Sel (sfumato nei giorni scorsi), e a quello interno alla maggioranza di governo lanciato domenica da Renzi, si ipotizza anche un allargamento della base del consenso a Fi, eliminando la stepchild adoption. Sul primo schema, cioè portare avanti il ddl Cirinnà comprese le stepchild adoption (su cui si voterà a scrutinio segreto) insistono la minoranza Pd, M5s e Sel.

Ai 111 voti del Pd (il presidente Grasso non vota), occorrerebbe toglierne circa 30 sull'articolo 5 dei cattodem e di alcuni senatori di sinistra e senatrici femministe. Ai restanti 82 del Pd andrebbero aggiunti 30 (su 35) di M5s e 20 su 26 del gruppo misto (Sel e gli ex M5s).

A questi voti di sinistra si aggiungerebbero 17 su 19 di Ala, e 5 del gruppo delle Autonomie. In tutto 153 con la possibile aggiunta di qualcuno dei senatori a vita (Elena Cattaneo, Carlo Rubbia, Renzo Piano). Contrari Ncd (32), Conservatori (10), Fi (40), Gal (15), Lega (12), 5 di M5s, 30 del Pd, 6 del gruppo Misto e 12-15 delle Autonomie. Sulla carta 162 "no". Però va osservato che i cattodem si erano impegnati a votare comunque la legge qualora l'Aula avesse dato il via libera alla stepchild adoption. I dubbi in casa Pd riguardano l'affidabilità del sì di M5s.

Lo schema lanciato ieri da Renzi, con possibile ricorso alla fiducia su un maxi-emendamento presentato dal governo che elimina la stepchild adoption, parte dalla compattezza dei 111 voti del Pd, a cui si aggiungerebbero 32 di Ncd, 20 delle Autonomie, 19 di Ala. Avendo stralciato la stepchild si potrebbero aggiungere le tre senatrici di Fare!, appartenenti al gruppo Misto. Tra i 182 e i 185 sì, che taglierebbero la testa al toro anche in caso di mal di pancia di qualche singolo senatore della sinistra Pd. L'impostazione suggerita oggi dal ministro Alfano, rinunciando alla fiducia e allargando a Fi, avrebbe il vantaggio di allargare la base parlamentare della legge.

Questo schema però è più rischioso dal punto di vista della procedura parlamentare. Infatti la fiducia posta su un maxi-emendamento eliminerebbe la possibilità di praticare l'ostruzionismo da parte della Lega, che si oppone alla legge sulle unioni civili in quanto tale. Senza la fiducia il regolamento prevede la possibilità di presentare sub-emendamenti al maxi-emendamento.

Inoltre qualcuno nel Pd teme che Fi possa poi comportarsi come M5s, non assicurando il proprio voto. In ogni caso se si percorrerà questa strada il ddl avrebbe l'appoggio della maggioranza computata nel precedente schema, più almeno 35 senatori di Fi e forse anche i 10 Conservatori. Senza la fiducia andrebbe però verificata l'adesione dell'ala critica di Ncd, e in particolare di Maurizio Sacconi e Nico D'Ascola.

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