La fiducia al maxiemendamento sulle unioni civili è cosa ormai fatta: le unioni civili saranno approvate con la maggioranza assoluta dei voti dei senatori. "I voti ci saranno" anche perché abbiamo "ottenuto l'obiettivo più importante: l'unità del partito" assicura la senatrice Pd, Monica Cirinnà. Sul nuovo testo, insomma, c'è l'accordo della minoranza del Pd e dei cattodem e, assicura la senatrice che ha dato il nome alla legge sulle unioni civili, "c'è l'accordo con gli alleati di governo" che si sono dimostrati "leali con gli impegni presi".
Ap, insomma, ci sarà: Renato Schifani assicura che il suo gruppo è "soddisfatto" anche se una manciata di senatori Ncd potrebbe non votare invocando la "libertà di coscienza". Di sicuro non lo farà Maurizio Sacconi, contrario al maxi emendamento nel merito e nel metodo. Non approva l'utilizzo di uno strumento "improprio" come il voto di fiducia e non vede sventato il pericolo di una sovrapposizione tra unioni e matrimoni "così da costituire le premesse per una giurisprudenza costante in favore delle adozioni omosessuali". Con lui potrebbero non votare anche Roberto Formigoni, Antonio De Poli e Nico D'Ascola che pure ha preso parte con Schifani ai vertici che si sono rincorsi per tutto il pomeriggio per scrivere l'emendamento. Un punto interrogativo resta invece il comportamento dei verdiniani di Ala dati ormai come certi a favore della fiducia. Denis Verdini smentisce i retroscena, i virgolettati a lui attribuiti ma non nega."Se ho o avrò qualcosa da comunicare, com'è mio costume, lo faccio e lo farò in maniera diretta, chiara ed esplicita".
Qualcuno si attende quindi che potrebbe intestarsi lui un No alla fiducia lasciando tuttavia gli altri 18 senatori del gruppo votare liberamente a favore. Non ci saranno, ovviamente, i voti dei 5 Stelle e di quanti dal Misto contestano la fiducia. La stessa Cirinnà si dice personalmente dispiaciuta perché "alcune persone limpide e leali come Loredana De Petris non potranno votare a causa della fiducia apposta. Capisco la difficoltà ma se non lo avessimo fatto avremmo esposto il testo alla roulette russa dei voti segreti".
Allo stato dei fatti, quindi, il testo dovrebbe ottenere il Sì dei 111 senatori Pd (il Presidente del Senato per prassi non vota) e poco meno di una trentina di centristi che nel gruppo sono 32. Al fronte dei sì va poi aggiunto il gruppo delle Autonomie (19 senatori), Paolo Naccarato di Gal e almeno 5 o 6 senatori del Misto: superando quindi quota 161, anche se di poco. E senza i voti di Verdini.