Protagonista quando il caso di Giulio Regeni stava tragicamente nascendo, protagonista ora che ha causato una crisi diplomatica fra Italia ed Egitto: è l'ambasciatore Maurizio Massari, in procinto di partire per Roma obbedendo al richiamo per consultazioni voluto dalla Farnesina.
Era stato questo diplomatico nato a Napoli e con una ultratrentennale esperienza tra Mosca, Londra, Washington e Roma, ad attivarsi subito al momento della scomparsa del giovane ricercatore friulano avvenuta il 25 gennaio in una Cairo blindata e super-presidiata per timori di proteste nel quinto anniversario della rivoluzione anti-Mubarak: una circostanza che aveva subito fatto pensare a un arresto e che aveva portato Massari a premere sul ministero dell'Interno egiziano per avere informazioni.
Schermaglie e tempi diplomatici a parte, come lui stesso ha rievocato pubblicamente erano state sue fonti ad avvertire Massari del ritrovamento del corpo martoriato di Regeni alla periferia ovest del Cairo il 3 febbraio: proprio nel giorno in cui una massiccia missione imprenditoriale italiana con in testa l'allora ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi stava dando concretezza alla partnership strategica stretta dall'Italia con l'Egitto nonostante stessero emergendo prime crepe sulla crisi libica. Di concerto con Palazzo Chigi e la Farnesina, fu Massari a far annunciare l'interruzione della missione, clamorosamente nel pieno di un ricevimento con cena (un affronto per la cultura egiziana). In quella drammatica sera, due compiti per il diplomatico: quello, di certo angoscioso e impossibile, di informare e confortare i genitori di Regeni venuti al Cairo a cercare il figlio; e quello, portato a termine con un altro relativo strappo alle regole, di andare direttamente in obitorio per posare occhi italiani sul corpo del giovane. "Mostrava inequivocabili segni di violenza, percosse e tortura", ebbe modo di raccontare in tv alla trasmissione in Mezz'ora di Lucia Annunziata anticipando quello che avrebbero attestato le autopsie e piantando il perno di tutta la vicenda giudiziaria e geopolitica.
A parte un'intervista al Corriere della Sera e l'apparizione dalla Annunziata, Massari poi ha lavorato sempre dietro le quinte durante presenza del pool di inquirenti italiani al Cairo: un lavoro che evidentemente ha richiesto un'abilità diplomatica tanto grande quanto anomala è stata la situazione. E una crisi che per ora assesta un duro colpo al suo lavoro cominciato al Cairo nel gennaio 2013, nel pieno della doppia rivoluzione egiziana: la promozione degli scambi e dei rapporti tra i due paesi, politici ed economici, attraverso visite e missioni economiche, che ora dovranno essere messi da parte per un periodo indefinito pur di ottenere verità per Giulio Regeni.
Una verità resta da trovare tra minacciose forze oscure dentro o fuori gli apparati egiziani.
Regeni: Massari, l'ambasciatore in prima linea per la verità
Da primi timori per Regeni nella Cairo oscura al richiamo a Roma