"Io non accuso i pm, io li sprono, ma la politica è una cosa bella e non accetteremo mai di renderla subalterna a niente e nessuno". Chiudendo la sua settimana "impegnativa" alla scuola politica del Pd, il premier Matteo Renzi sceglie di tornare sul dibattito con i magistrati legato all'inchiesta su Tempa Rossa.
Ed è qui che entra l'elemento mediatico. "Non cambiate mai umore sulla base di ciò che scrivono i giornali su di voi, non fatevi influenzare dalle tendenze dei social", sottolinea il premier dando i suoi 'consigli' finali agli studenti Dem ma parlando, di fatto, della sua reazione di questi giorni alla pubblicazione delle intercettazioni, a cominciare da quelle dell'ex ministro Guidi. Intercettazioni sulle quali il governo vuole accelerare, ma solo dopo il referendum del 17 aprile. La riforma del processo penale (che contiene la delega al governo sulle intercettazioni) approvata alla Camera nel settembre del 2015, è rimasta a lungo ferma al Senato, ostaggio, tra l'altro, di alcune 'frizioni' tra Pd e Ncd sul tema della prescrizione che potrebbe venire inserito nel testo. Ora, "c'è la necessità di procedere", spiegano dal governo definendo "un fatto di civiltà" la scelta di una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni. Nella delega, si sottolinea, non verrà toccata l' intercettazione come strumento di indagine, ma solo la parte che riguarda il rispetto della privacy. Lunedì, invece, saranno le riforme costituzionali a segnare l'agenda del premier, che parlerà in Aula prima del voto finale. Riforme sulle quali il M5S ha chiesto il rinvio del voto a dopo la mozione di sfiducia del 19 aprile. "Non votare non è democrazia", ribatte Renzi mettendo il M5S tra i protagonisti di quel "disegno organico per trasformare la verità" in atto in questi giorni. "Cercate la verità, la verità esiste", rimarca Renzi prima di lasciare gli studenti con un concetto a lui caro: "la democrazia richiede decisioni, bloccarle porta all' anarchia".
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