"Penso che sia una vignetta in linea con la storia di Charlie Hebdo. Non è la prima volta che, per una scelta provocatoria, decidono di andare contro tutto e tutti in momenti di grande dolore. Ricordo una vignetta di Reiser di tanti anni fa, nella quale si ironizzava su un incidente di un pulmino che provocò la morte di diversi bambini.
La cosa migliore sarebbe ignorarli, così si dà spazio a una vignetta che altrimenti sarebbe stata vista solo da pochi intimi". E' netta la critica di Sergio Staino alla vignetta dedicata dal settimanale satirico francese alle vittime del terremoto. Secondo il creatore di Bobo, intervistato dall'ANSA, Charlie Hebdo "ha voluto legare il vecchio stereotipo del paese dei maccheroni alla tragedia, ma il risultato è di basso livello.
Neanche un ubriaco o il pazzo di quartiere farebbe una cosa simile, che senso ha? Quando ti metti al tavolo per disegnare qualcosa o c'è un senso in quello che fai o meglio non farlo tanto per offendere qualcuno. E' tempo speso male. Ripeto, sarebbe meglio non parlarne. Altrimenti si fa il loro gioco.
Ora sono felici perché tutto il mondo parla di quella vignetta. Che le vendano le vignette, se trovano compratori..." "Prendo le distanze da un intervento creativo che non ha alcun senso, almeno per come intendo io la satira", dice ancora Staino, che precisa però di non voler invocare interventi censori. "Il fatto che non condivida la vignetta non vuol dire che non abbiano diritto di pubblicarla - spiega -. Bisogna difendere la libertà di espressione anche quando le opinioni non sono condivisibili. Tutto questo non cambia nulla in relazione alla posizione espressa in sostegno di Charlie Hebdo dopo l'attentato".
Staino critica anche chi cambia il suo giudizio in funzione del destinatario della satira, attaccando il giornale solo quando si prendono di mira simboli occidentali. "E' sbagliato cambiare opinione in base alla vittima - afferma -. Anche in merito alle vignette che ridicolizzavano Maometto ho detto che per me quella non era satira, ma ho comunque difeso la libertà di stampa".
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