La legge elettorale approderà nell'Aula della Camera il 27 febbraio, ammesso che la Commissione Affari costituzionali ne abbia concluso l'esame. E se ciò avverrà il regolamento della Camera consentirà il contingentamento dei tempi dall'1 marzo, con una rapida approvazione. Questo in sostanza si può tradurre con il pressing del segretario del Pd per raggiungere un patto blindato sulla legge elettorale da portare in Aula il 27 febbraio. In caso contrario, nel progetto dell'ex premier rimane il voto a giugno senza modificare di una virgola la legge uscita dalla Consulta.
"Per me - fa sapere Renzi - votare nel 2017 o nel 2018 è lo stesso. L'unica cosa è evitare che scattino i vitalizi perché sarebbe molto ingiusto verso i cittadini. Sarebbe assurdo".
La decisione presa dalla Conferenza dei capigruppo sul possibile aprodo in Aula il 27 febbraio della legge elettorale ha avuto l'appoggio da Pd, M5s, Lega e Fdi, il partito trasversale del voto. Mentre Fi, Ap, Sinistra italiana erano decisamente contrari. L'accelerazione consentirà al Pd di portare avanti la propria strategia: verificare rapidamente se c'è la possibilità di un accordo blindato sulla legge elettorale, e in caso contrario di lasciar cadere il confronto per andare alle urne entro giugno con i due sistemi per Camera e Senato usciti dalle due sentenze della Corte Costituzinale. In mattinata M5s, con Federica Dieni, ha chiesto alla Commissione Affari costituzionali di incardinare la legge elettorale. Propriamente i pentastellati hanno chiesto non di aprire la discussione, bensì che tutti gli altri partiti votino a scatola chiusa la loro proposta, che mira a portare anche al Senato il sistema della Camera. Il tutto richiederebbe "solo tre giorni di lavoro". Insomma, un modo per farsi dire di no, anche se l'idea di applicare anche al Senato l'Italicum, con alcuni ritocchi è sostenuta anche da Ap, altri alleati dl Pd, nonché da esponenti dello stesso Pd: e il ritocco consisterebbe nel prevedere il premio alla coalizione e non alla lista.
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