Un impegno personale "per promuovere un rapporto bilaterale ancora più alto" tra Roma e Pechino: lo ha assicurato il presidente della Repubblica Popolare cinese, Xi Jinping, ricevendo oggi a Pechino il presidente Sergio Mattarella. Xi si è detto convinto che questa visita del presidente italiano sarà utile per avere in futuro rapporti ancora migliori e ha sottolineato come Italia e Cina siano "due civiltà millenarie che da sempre si affascinano e rispettano reciprocamente".
"Questa visita ha un significato particolare, che è quello di ampliare il nostro partenariato strategico": così il presidente Sergio Mattarella durante l'incontro con il presidente Xi Jinping. Il capo dello Stato ha più volte ricordato "l'amicizia" che lega l'Italia alla Cina, assicurando di considerare strategiche le relazioni con Pechino.
"Gli investimenti produttivi cinesi trovano, e troveranno, nel nostro Paese una destinazione sicura e un clima incoraggiante", ha assicurato Mattarella, al presidente cinese Xi Jinping. Nel corso della sua visita di Stato in Cina Mattarella ha confermato che tra Roma e Pechino c'è una "autentica collaborazione a tutto campo". Lo conferma anche il fatto che oggi sono stati firmati ben tredici accordi bilaterali.
Mattarella in Cina: Italia c'è ed è seria, avanti tutta
Visita di Stato, con Alfano e Delrio per accordi e nuovi affari
L'Italia c'è. E' solida, seria e determinata nella volontà di rafforzare le relazioni complessive con la Cina. Soprattutto è pronta ad occupare sempre nuovi spazi in un Paese immenso, ricco di opportunità inesplorate. Questo è il messaggio che Sergio Mattarella lancia da Pechino nel primo giorno della sua visita di Stato al gigante asiatico, quasi a garantire che il sistema Paese marcia compatto nonostante le difficoltà politiche lasciate a Roma. Difficoltà che, per fortuna, la Cina osserva con sufficiente distacco, trovando un punto di equilibrio e un filo di continuità proprio nel capo dello stato e nel suo lungo settennato immune da crisi volatili. Gente pratica i cinesi. Badano al sodo e mai come oggi, stretti tra il protezionismo "trumpiano" e la crisi europea del post Brexit, hanno sempre più bisogno di rafforzare legami strettamente bilaterali con Paesi importanti. E l'Italia è un Paese importante, assai attrattivo per il business cinese ancora alla ricerca di alta tecnologia e perdutamente vittima di un amore sincero per la cultura e il patrimonio artistico italiano. Non è quindi un caso se la visita del presidente si svilupperà tra incontri politici e forum economici. Impreziosita dalla firma di diversi accordi commerciali e culturali, con la presenza - tra Pechino, Shangai e Chiongqin - dei ministri Angelino Alfano e Graziano Delrio. Si tratta di impegni rilevanti che si aggirano sui cinque miliardi di euro. D'altronde la presenza italiana in Cina è forte e vede la presenza di gran parte delle grandi aziende e di tante nuove piccole realtà che stanno trovando ampi spazi di movimento.
"Le relazioni tra Italia e Cina hanno molti spazi di crescita e noi vogliamo coltivarli. Vogliamo far crescere la collaborazione tra i due Paesi", ha spiegato Mattarella ai giornalisti poco dopo il suo arrivo in una Pechino gelida e innevata. "siamo qui per fare - ha aggiunto - un ulteriore passo avanti nella collaborazione tra Roma e Pechino che è molto intensa sotto tanti profili, da quello economico-commerciale a quello culturale". Il presidente, incontrando i rappresentanti della comunità italiana, ha assicurato che l'Italia "è presente" in questa fase di grande dinamismo nella collaborazione economica e vuole intensificare gli scambi. "Credo che non sia necessario, non ce n'è bisogno", ha replicato infatti Mattarella a chi gli chiedeva se ci fosse bisogno in questa fase di offrire alle autorità cinesi garanzie di serietà negli impegni dell'Italia. Inevitabilmente l'attenzione è rivolta al "Belpaese", alle tensioni fratricide all'interno del Pd e, più in generale, alla tenuta del Governo Gentiloni. Neanche una parola, come era prevedibile, da Mattarella sulla politica interna italiana. Ormai si sa, il presidente non interviene sulle dinamiche parlamentari, figuriamoci su quelle dei partiti.
Anche se al centro della scena c'è il suo partito di riferimento, il Pd. Sergio Mattarella si è lasciato però alle spalle una crisi in pectore che segue con discreta attenzione, con lo sguardo rivolto principalmente al destino della legge elettorale. Sulla quale si è concentrato il suo unico intervento diretto, con la richiesta al Parlamento e alle forze politiche di comporre un sistema di voto omogeneo tra Camera e Senato. E su questo l'attenzione resta alta. Perchè non è la data del voto il vero problema, ma la stabilità futura dell'Italia. E se un presidente certamente non può desiderare la fine anticipata di una legislatura tantomeno può osservare in silenzio ad una corsa senza regole che porterebbe - con ottime probabilità - all'assenza di una maggioranza chiara e a nuove crisi di governo. Allora sì che non basterebbe neanche il suo ruolo per garantire dell'affidabilità dell'Italia.
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