"Abbiamo presentato questo ricorso alla Corte di Strasburgo perché nella storia di questa donna ci sono tutti gli elementi di violenza ripetuta, grave e soprattutto sottovalutata e non riconosciuta": lo ha detto all'ANSA l'avvocato Titti Carrano, uno dei due legali autori del ricorso alla Corte europea dei diritti umani che ha provocato la condanna dell'Italia per non aver protetto una donna e suo figlio dalla violenza del padre.
"La donna aveva denunciato più volte, aveva anche chiesto aiuto, ma il Comune non aveva ritenuto la situazione così grave" spiega Carrano, precisando che "il marito il giorno stesso in cui ha poi ucciso il figlio e ferito gravemente la moglie era stato fermato in stato di ubriachezza ma era stato poi rilasciato"
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