Dopo mesi di impasse, la commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama riesce a eleggere il nuovo presidente: Salvatore Torrisi, senatore di Ap ed ex vicepresidente dell'organismo presieduto da Anna Finocchiaro (Pd) fino a quando non è entrata nelle file del governo. Ma l'elezione a sorpresa di un candidato non del Pd scatena l' inferno.
Mentre i renziani sparano a zero contro Mdp che avrebbe votato insieme al M5S, e a FI tanto per far naufragare la legge elettorale che potrebbe arrivare dalla Camera. Torrisi, inseguito dai cronisti non parla, offre da bere ai colleghi alla buvette, ma non commenta, neanche quando Alfano gli chiede di dimettersi. La presidente degli alfaniani Laura Bianconi convoca una riunione di gruppo per fare il punto e alla fine è solo lei a parlare: "Calma e gesso non si faccia esplodere una bomba atomica per l'elezione di una presidenza di commissione". I calcoli per quanto si fanno non tornano: tra i 16 sì a Torrisi si contano 4 FI, 3 M5S, 2 Gal, 2 del Misto (De Petris e Bruni), Calderoli per la Lega, 2 Art.1-Mdp e la Bisinella di Fare!, oltre allo stesso Torrisi. Tra i sì a Pagliari ci sarebbero gli 8 Pd, 1 Ap (Mancuso che dicono abbia mostrato la scheda), 2 di Autonomie e la Repetti. Ma non c'è certezza. Il voto è segreto e la caccia al "franco tiratore" continua.