Politica

Veti incrociati, rischi rinvio Rai. Si tratta ancora

M5s resta su Salini,stop FI a Clerici.Vacilla Blangiardo a Istat

Redazione Ansa

 Un braccio di ferro a oltranza. E' questo il quadro che potrebbe portare il governo a rinviare e non portare neanche in Cdm domani la scelta di presidente e amministratore delegato della Rai. Il tentativo in corso è chiudere entro la mattina, dunque si tratta a oltranza anche nella notte. Ma quando nel pomeriggio Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini si vedono a Palazzo Chigi il nodo non viene sciolto. Anzi, viene anche negato che un vertice ci sia stato. "Mai visto un governo così concentrato sulle nomine di potere", attacca dal Pd Paolo Gentiloni. Ma Di Maio smentisce di aver incontrato "papabili" alla guida dei tg e Salvini assicura di non occuparsi di nomine. "Sicuramente la Rai sarà più equilibrata di quella renziana", aggiunge il leader della Lega. E assicura di essere al lavoro, con Giancarlo Giorgetti, sui temi economici: non solo le correzioni al decreto dignità per dare risposta alle inquietudini delle imprese, ma anche "in prospettiva la manovra, la flat tax, la pace fiscale". Cavalli di battaglia della Lega su cui è già partito il braccio di ferro con i Cinque stelle - che spingono invece sul reddito di cittadinanza - visti gli spazi limitati in bilancio. Le tensioni già si trasmettono sul ministro Giovanni Tria, tanto che dal ministero dell'Economia smentiscono i racconti della stampa su una "incomunicabilità" tra i vicepremier e il ministro. Sono "ombre ingiustificate gettate sulla solidità del governo", fanno notare dal tesoro. E rischiano di avere un impatto negativo sui mercati, lambendo un ministro che si incarica di rassicurare. A Tria spetta indicare i nomi di futuro Ad e presidente della Rai. Ma la partita, ancora bloccata, si gioca tutta tra M5s e Lega. Di Maio insiste, nonostante il 'no' della Lega, sulla nomina ad amministratore delegato di Fabrizio Salini, il direttore generale della società Stand by me. Una soluzione possibile per il via libera al suo nome è la nomina di Marcello Ciannamea, attuale direttore dei palinsesti e 'candidato' leghista, alla direzione di Rai1. Ma in questo caso la Lega vorrebbe anche la direzione del Tg1 per Gennaro Sangiuliano. In alternativa c'è chi non esclude che i due partiti decidano di convergere sul terzo nome al vaglio del governo, quello di Andrea Castellari, attuale ad di Viacom. Per il ruolo di presidente continua a farsi il nome della leghista Giovanna Bianchi Clerici, ma su di lei pesa anche il no di Forza Italia, che per dare il suo via libera in commissione di Vigilanza, essenziale per raggiungere la maggioranza dei due terzi, chiederebbe anche la scelta di nomi non sgraditi a Berlusconi alla vicedirezione dei tg. Intanto si rincorre una ridda di ipotesi e nomi per le direzioni delle testate giornalistiche: al Tg1 il M5s vorrebbe Peter Gomez, la Lega Sangiuliano o Mario Giordano; al Tg2 si fa l'ipotesi di Alessandro Giuli, giornalista di Libero; al Tg3 potrebbe alla fine essere confermato Luca Mazzà. Se nella notte non si troverà una quadra, il dossier nomine potrebbe non essere portato nel Cdm di domani (in serata è convocata l'assemblea della Rai) ma slittare a martedì, quando Conte tornerà dalla missione negli Usa. Accidentato è anche il percorso per la nomina dei nuovi vertici di Ferrovie dello Stato, in vista dell'assemblea che si riunisce martedì 31. In "pole" per il ruolo di Ad ci sarebbe ancora Maurizio Gentile, numero uno di Rfi che piace alla Lega ma raccoglie dubbi nel M5s perché rinviato a giudizio, perciò si rincorrono ipotesi come quella di Alfredo Altavilla, appena uscito da Fca. E' in bilico anche il nome che sembrava assodato per la guida dell'Istat: Gian Carlo Blangiardo, demografo gradito alla Lega, avrebbe fatto storcere il naso ai Cinque stelle, che non sarebbero invece contrari al rinnovo - così è sempre avvenuto in passato - di Giorgio Alleva.

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