Sei pagine durissime che motivano le dimissioni dopo poco più di tre mesi, 104 giorni, e che sanciscono il venire meno "della necessaria fiducia nel Socio Unico di Ama Spa", ovvero Roma Capitale. Anzi, per la presidente Luisa Melara, l'ad Paolo Longoni, il consigliere Massimo Ranieri, è proprio Roma Capitale a costituire un problema per "la assoluta inerzia e constatata mancanza di una fattiva e concreta collaborazione con Ama per superare situazioni di criticità riscontrate su più piani".
Nonostante ciò il Cda, spiega, ha lavorato per evitare l'emergenza rifiuti, "ripresentatasi a settembre", operando per l'ordinanza regionale, il rilancio dell'azienda, le assunzioni, la riqualificazione del Tmb Salario. Ma l'accusa del Cda si fa più circostanziata e netta quando stigmatizza l'"incomprensibile atteggiamento da parte di Roma Capitale" che sembra "consideri Ama non una propria emanazione bensì un soggetto privato antagonista del pubblico interesse con l'ulteriore paradossale considerazione che il denaro dato ad Ama sia sottratto dai fini pubblici". Insomma il socio unico che avversa la sua stessa azienda.
Il Cda Ama, "noi isolati da un Campidoglio inerte"
"Assenza collaborazione nonostante situazione emergenza"