Stop all'invio di truppe turche in Libia, un cessate il fuoco sotto la supervisione della Russia e delle Nazioni Unite, il ritiro delle reciproche milizie nelle caserme e una soluzione politica. Sono questi alcuni dei punti dell'accordo che il premier libico Fayez al Sarraj e il generale Khalifa Haftar si apprestano a firmare a Mosca, secondo quanto anticipato da Al Arabiya.
La conferenza di Berlino sulla Libia si dovrebbe tenere il 19 gennaio. Lo ha comunicato ufficiosamente la Germania ai Paesi partecipanti, tra cui l'Italia, secondo quanto si apprende. Roma, attraverso il ministro degli Esteri Di Maio, aveva sollecitato più volte i tedeschi, anche in sede europea, ad indicare quanto prima una data per il summit.
Il generale Khalifa Haftar e il presidente del governo di accordo nazionale libico Fayez al Sarraj saranno oggi a Mosca per rafforzare il cessate il fuoco e negoziare una possibile tregua. Lo ha annunciato un alto funzionario libico. "La firma di questo accordo - ha affermato il presidente del Consiglio di Stato (l'equivalente di un senato), Khaled al-Mechri, sulla televisione libica al-Ahrar - aprirà la strada al rilancio del processo politico".
I libici voltino pagina sul passato e favoriscano il processo di pace: è l'auspicio espresso da al-Sarraj mentre è in partenza per Mosca per firmare un accordo di cessate il fuoco con il suo rivale, Haftar. "Chiedo a tutti i libici di girare la pagina sul passato - ha detto in un breve discorso in tv - di rifiutare la discordia e di favorire la stabilità e la pace"
Intanto oggi alle 12 italiane il premier Conte vedrà il presidente turco Erdogan ad Ankara, poi martedì alle 9.30 incontrerà il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi nel palazzo presidenziale del Cairo. Al centro dei colloqui c'è il dossier Libia.
C'è una "continuità nel dialogo" tra Italia e Turchia, alla base della visita del premier Giuseppe Conte ad Ankara per un incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. A testimoniarlo, ricordano fonti di Palazzo Chigi, c'è che il premier italiano ha incontrato Erdogan, partner di "assoluta rilevanza geostrategica nella regione", quattro mesi fa a margine dell'assemblea generale dell'Onu a New York e lo ha sentito poco prima di Natale al telefono. La Turchia, viene sottolineato da fonti italiane, è "un partner di assoluta rilevanza geo-strategica nella regione": Ankara, membro della Nato, è "interlocutore fondamentale" per le questioni di sicurezza, i flussi migratori e la politica regionale in Medio Oriente, oltre che attore di rilievo nei Balcani e in Libia.
Nel frattempo la tregua in Libia, seppur fragile, sembra reggere, a parte qualche sporadica violazione denunciata da entrambe le parti. Così il cessate il fuoco accettato da Khalifa Haftar e Fayez al Sarraj, su richiesta di Turchia e Russia, ha aperto uno spiraglio per la diplomazia. Lo dimostra il fatto che il premier libico è subito volato a Istanbul da Recep Tayyp Erdogan, il suo principale sponsor, per rilanciare una conferenza nazionale di pace: un'evoluzione a cui gli altri paesi, inclusa l'Italia, guardano con fiducia, con il ministro Luigi Di Maio impegnato per costituire un tavolo a tre con Mosca ed Ankara. Alla mezzanotte di domenica è arrivata la prima svolta nel conflitto. Dopo nove mesi di offensiva su Tripoli Haftar ha accettato di fermarsi, almeno temporaneamente. Alcune ore dopo il suo rivale asserragliato a Tripoli, Sarraj, ha fatto lo stesso: l'appello lanciato da Erdogan e Putin nel loro incontro dell'8 gennaio ha avuto l'effetto sperato, confermando che la crisi libica non si può risolvere senza un'intesa Mosca-Ankara.
Testimoni sul terreno hanno riferito che il fuoco di artiglieria è cessato nella notte alla periferia sud della capitale, finora il principale teatro dei combattimenti. A metà giornata le forze armate a protezione di Tripoli hanno confermato una situazione di "calma in prima linea", pur denunciando violazioni della tregua da parte dei miliziani di Haftar "a Salaheddin e Wadi Rabie pochi minuti dopo la sua entrata in vigore" e l'uccisione di un proprio militare. Anche dal fronte opposto sono state segnalate violazioni "su più fronti" da parte dei rivali, ma è stato comunque assicurato che l'ordine di non sparare viene rispettato. Sarraj, incontrando Giuseppe Conte ieri a Roma, aveva condizionato la sospensione delle ostilità al ritiro di Haftar.
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