Dal 1991 a oggi sono stati sei i tentativi di cambiare il sistema elettorale via referendum, parzialmente coronati dal successo. Si va dal trionfo di sì alla consultazione per la riduzione delle preferenze dei primi anni novanta fino all'inammissibilità da parte della Consulta dei quesiti che puntavano a cambiare il Porcellum nel gennaio del 2012, passando per la trasformazione in senso maggioritario del 1993, che portò poi al Mattarellum.
I referendum abrogativi in Italia sono stati tantissimi, una settantina, e quelli legati alla legge elettorale sono dunque una minoranza.
Il primo risale al 9 giugno del 1991 quando gli italiani vengono chiamati a dire se vogliono ridurre le preferenze da tre a una nel voto per la Camera dei deputati. Il risultato è storico: l'affluenza è di oltre il 62% e i sì raggiungono il 95,6%, un traguardo mai raggiunto da nessun tipo di quesito referendario; tant'è che l'allora capo dello Stato Francesco Cossiga si congratula personalmente con il presidente del Comitato promotore Mario Segni.
Due anni di tempo e l'Italia torna a mettere mano al sistema di voto: è il 18 aprile del 1993 quando con l'82,7% di voti favorevoli arriva la modifica alla legge che riguarda il Senato, un cambiamento che poi porterà il Parlamento a scegliere un sistema maggioritario come il Mattarellum.
Il successo non viene però replicato nel 1999 quando non viene raggiunto il quorum sul quesito che chiede di cancellare il voto di lista per l'elezione del 25% dei deputati, visto che i votanti si fermano al 49,6%; ancora più bassa la partecipazione ai referendum dell'anno successivo, il 22 maggio 2000, sui rimborsi elettorali e sull'abolizione della quota proporzionale.
Una parabola discendente che raggiunge il minimo storico il 21 e il 22 giugno 2009 quando tre quesiti provano a modificare il Porcellum del 2005: l'affluenza alle urne tocca il suo minimo mai raggiunto nella storia della Repubblica, appena il 23,4%.
L'ultimo tentativo, quello di modificare il Porcellum via referendum, è invece andato a vuoto: il 12 gennaio del 2012 la Consulta ha infatti ha detto no ad entrambi i quesiti per l'abrogazione (parziale e completa) della legge elettorale firmata dal leghista Roberto Calderoli.
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