Politica

Italia e 8 Paesi chiedono i Coronabond, alt da Berlino

Anche Lagarde preme: 'Siano una tantum'. Battaglia al vertice Ue

Il premier Giuseppe Conte

Redazione Ansa

Ormai molti in Europa, almeno nove Paesi tra cui l'Italia, credono sia arrivato il momento di dimostrare vera solidarietà e spirito comunitario di fronte alla nuova crisi innescata dall'epidemia. Tradotto in termini economici, significa creare gli eurobond. Ma tutti gli altri, Germania e Olanda in testa, non sono pronti a superare il tabù della condivisione delle risorse e tantomeno dei debiti. Sullo schermo del vertice europeo virtuale si presenterà quindi un'Unione più divisa e tormentata che mai, ma consapevole di dover trovare una strada comune per evitare di farsi cogliere impreparata quando e se la crisi economica dovesse trasformarsi in crisi finanziaria. Intanto, secondo indiscrezioni rilanciate da un'agenzia internazionale, la Banca Centrale Europea sarebbe disponibile ad attivare il piano anti-spread Omt (Outright monetary transaction) per l'acquisto illimitato di titoli di Stato per sostenere l'economia dell'Eurozona. Lo strumento fu messo a punto nel 2012 dall'ex presidente della Bce, Mario Draghi, durante la crisi dei debiti sovrani ma finora non è stato mai utilizzato. Per attivare l'Omt serve comunque che i Paesi facciano richiesta al Mes. Sul piano politico, invece, dopo un Eurogruppo inconcludente che non è riuscito nemmeno a mettere nero su bianco nelle sue conclusioni la parola 'Coronabond', la palla passa ora agli unici in grado di risolvere politicamente l'impasse in cui si trova l'Europa chiamata a mettere in campo tutte le sue armi per arginare gli effetti di una recessione che si annuncia pesantissima già dal primo semestre. Finora, l'unica vera risposta comune è stata la sospensione del Patto di Stabilità e l'allentamento delle regole degli aiuti di Stato. Le due decisioni hanno consentito ai Governi Ue di preparare piani di intervento da miliardi di euro per tenere a galla le proprie economie. L'ultimo in ordine di tempo è il piano varato dal Bundestag oggi, che prevede nuovi debiti per 156 miliardi. La Francia ne ha messi sul piatto oltre 200, l'Italia, per ora, soltanto i 25 del Cura Italia ma sta lavorando al nuovo dl di aprile che dettaglierà anche le risorse necessarie alle aziende oltre a quelle per la cassa integrazione. Si tratta, però, di interventi nazionali. E anche se non peseranno sul deficit, perché il Patto è sospeso e queste spese verranno scorporate, andranno ad ingrossare i debiti. Paesi come la Germania, con un debito al 60%, possono permettersi interventi più ampi. Chi come Italia, ma anche Portogallo, Spagna, Francia, Belgio avevano i debiti già in salita, avranno giocoforza margini minori se non vogliono vedere schizzare i loro debiti/Pil oltre le soglie di guardia. Prima degli interventi, quello italiano si avviava verso il 140% del Pil, quello francese e belga avevano superato il 100%, il portoghese il 120%. E tutti avevano ricevuto richiami dalla Ue, da sempre convinta che debiti fuori controllo nella zona euro siano un fattore di instabilità per tutti i 19 Paesi dell'euro. Proprio sulla consapevolezza che la zona euro sia un mercato unico, con una moneta unica e quindi vada trattato come un'unica economia, fanno leva i nove premier che hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, che presiede il vertice. Secondo Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio e Lussemburgo è arrivato il momento di mettere in campo "uno strumento di debito comune emesso da una istituzione dell'Ue per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia". Prima di tutto, scrivono i nove leader, "bisogna riconoscere la gravità della situazione e la necessità di una ulteriore reazione", perché aspettare e sperare che la crisi non si aggravi non è molto saggio. In sostanza i leader fanno capire che le attuali linee di credito del Mes, che l'Eurogruppo è pronto a sostenere, non sono sufficienti. Bisognerebbe chiederle individualmente, ammettendo di avere una crisi maggiore di altri, mentre invece "stiamo tutti affrontando uno shock simmetrico esogeno, di cui non è responsabile alcun Paese, ma le cui conseguenze negative gravano su tutti". L'unica soluzione è quindi uno strumento nuovo, e per i nove è il Coronabond. La presidente della Bce Christine Lagarde appoggia l'idea, la vede come uno strumento da usare 'una tantum' e ha già provato a spingere l'Eurogruppo ad esplorarla. Ma si è scontrata con il muro innalzato da Germania e Olanda. "Sugli eurobond l'idea del governo tedesco e della cancelliera non è cambiata: anche in tempi di crisi è ancora necessario che controllo e garanzia restino nella stessa mano", ha detto il portavoce della cancelliera Merkel. I Paesi del Nord non vedono fattibile una messa in comune dei rischi sovrani, ma potrebbero essere disposti ad alleggerire le condizionalità del Mes.

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