Anche Ubaldo Bocci, coordinatore del centrodestra in Palazzo Vecchio che nel 2019 sfidò Dario Nardella nella corsa a sindaco di Firenze, ha chiesto, e percepito, il bonus per i professionisti in difficoltà a causa dell'emergenza Covid. Bocci, ex dirigente Azimut, come riportano oggi i quotidiani locali, spiega di non aver problemi di finanze ma di averlo fatto "per dimostrare che il governo stava sbagliando non dando soldi ad hoc per disabili e tossicodipendenti" e di aver "dato tutto in beneficenza".
Ci sono due consiglieri regionali della Lega e il vicepresidente della giunta del Veneto tra coloro che hanno chiesto il bonus autonomi all'Inps. Si tratta dei consiglieri Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli e del vice presidente della giunta Gianluca Forcolin. Lo confermano fonti interne al Carroccio veneto. A presentare la domanda per il bonus, non concesso peraltro, per Forcolin, sarebbe stata, sulla base delle sue dichiarazioni, la sua socia. Barbisan ha invece ottenuto il bonus ma ha prodotto documenti che attestano che ha immediatamente devoluto la somma in beneficenza.
Tra minacce di querele e tutele della privacy, è aperta la "caccia" ai nomi dei parlamentari che avrebbero fatto richiesta del bonus da 600 euro per i titolari di partite Iva. E' su di loro che si concentra il branco di "segugi" messi sulle tracce dei "benestanti" percettori del bonus con indennità parlamentare assicurata, anche se a finire nel mirino c'è pure il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, sotto accusa per la presunta "soffiata" alle alte cariche del Movimento. Di ufficiale ancora non c'è nulla e quello che filtra è ancora è solo il numero dei deputati coinvolti: in 5 avrebbero fatto richiesta ma solo in 3 avrebbero ottenuto il bonus. Dal conteggio si tira fuori Italia Viva che, anzi, minaccia querele contro chi osasse ancora coinvolgerla nell'affaire. "Questo modo di fare servizio pubblico da parte dell'Inps è barbaro" commenta il presidente di Iv Ettore Rosato che annuncia: "Nessun nostro parlamentare ha ricevuto il bonus. Sarà nostra cura difenderci in tutte le sedi da chi sostiene il contrario". Restano quindi accesi i riflettori sugli eletti della Lega e del M5s, sui consiglieri regionali mentre escono allo scoperto numerosi consiglieri comunali per rivendicare la congruità della richiesta di fronte all'esigua indennità che percepiscono rispetto a quella dei parlamentari. Si vocifera pure che siano coinvolti governatori.
"I nomi devono essere resi pubblici" tuona Luigi Di Maio che già ieri aveva duramente commentato il caso che riguarderebbe anche un esponente dei 5 Stelle. "Non mi importa da quale forza politica provengano" avverte il ministro che appoggia l'iniziativa del capo politico M5s Vito Crimi che ha scritto ai parlamentari pentastellati di rinunciare alla privacy sottoscrivendo "una dichiarazione per autorizzare l'Inps a fornire i dati di chi ha usufruito del bonus". "Facciano lo stesso tutti i parlamentari di ogni forza politica. Il mio è un appello rivolto a tutti i leader dei partiti" dice il titolare degli Esteri. Matteo Salvini dopo aver gridato allo scandalo e paventato espulsioni oggi ha dato ordine di fare chiarezza.
"Abbiamo chiesto ieri a tutti i parlamentari di dire se abbiano percepito il bonus o, se non lo sanno, di verificare col loro commercialista se non sia stata fatta la domanda. Finora non ho riscontri di deputati leghisti che abbiano preso il bonus" dice il capogruppo Riccardo Molinari. Tra i deputati del Carroccio si tira fuori Mario Lolini che nega di essere uno dei deputati che hanno percepito il bonus da 600 euro e aggiunge che neppure le sue aziende hanno mai fatto richiesta del bonus da mille euro per le imprese agricole. Fa lo stesso l'ex M5s, attore, Nicola Acunzo: "Mi spiace che si possa anche solo pensare che sia io" afferma il deputato ora al Misto che si dice favorevole alla proposta di Crimi di rinunciare al vincolo della privacy.
I nomi dei soggetti coinvolti potrebbero però presto venire alla luce, anche per evitare che l'unico a pagare il conto del caos mediatico provocato dalla notizia sia proprio il presidente dell'Inps Pasquale Tridico. Per evitare di violare le garanzie di privacy il responsabile dell'Istituto potrebbe essere chiamato a riferire in Parlamento, nell'ambito di una audizione secretata in Commissione Lavoro. La presidente Debora Serracchiani per ora assicura che non risultato richieste di convocazione dell'organismo ma già il deputato di Italia Viva, Gianfranco Librandi ha annunciato la sua intenzione di farlo.
"Sarà in quell'occasione che chiederò apertamente le dimissioni di Tridico per la grave falla di credibilità che ha provocato" afferma.
La vicenda ha pure sollevato un polverone politico in chiave referendaria. L'opposizione sospetta che la notizia, che doveva essere nota da tempo trattandosi di bonus arrivati in primavera, sia stata rilanciata per animare un sentimento anticasta volto favorire il Sì al referendum sul taglio dei parlamentari. " Io mi limito a commentare strani tweet che confermano questi sospetti, come quello di Manlio Di Stefano, che lega strumentalmente le due cose" commenta Simone Baldelli, vicepresidente azzurro della Camera ed animatore del gruppo dei deputati per il No al referendum del 20 settembre.
Caccia ai deputati col bonus, Tridico nel mirino
Privacy e sospetti Comitato No.Ipotesi convocazione commissione