Politica

Revoca export bombe,Rsu Sulcis "Governo ci toglie il lavoro"

"Nessuna indignanzione invece per vendita due navi a Egitto"

Redazione Ansa

(ANSA) - CAGLIARI, 31 GEN - "Una situazione paradossale, inverosimile e vergognosa, il Governo ci toglie definitivamente il lavoro. Ci lascia a casa, additandoci come gli unici responsabili dei conflitti internazionali, mortificando il nostro lavoro, che da anni svolgiamo con grande serietà e professionalità, senza assumersi le proprie responsabilità, senza che si sia adoperato affinché trovasse le dovute soluzioni a tutela dei posti di lavoro di un'azienda che oggi rappresenta un assetto strategico di rilevanza Nazionale e Europeo". Lo scrive in una nota la Rsu dei lavoratori della Rwm dello stabilimento di Domusnovas, dopo la revoca delle licenze per l'esportazione delle bombe in Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti e l'annuncio dell'azienda con sede a Ghedi (brescia) di presentare ricorso contro il provvedimento del governo.
    "Ci sarebbe piaciuta la stessa indignazione anche quando, lo stesso Governo, senza clamori ha dato il via libera, alla vendita di due navi militari all'Egitto - aggiunge la rappresentanza sindacale unitaria che sottolinea "il silenzio assordante del Mise" riferendosi alla sottosegretaria Alessandra Todde - Siamo preoccupati per quello che nel futuro prossimo saranno le decisioni della proprietà che, a causa di un'assenza di programmazione da parte del Governo Nazionale sull'industria bellica, possa decidere di non attuare più nessun tipo di investimento fino ad arrivare ad un totale disimpegno nel nostro territorio, già martoriato e penalizzato da scellerate precedenti decisioni politiche".
    Al Governo nazionale la Rsu chiede di "assumersi le proprie responsabilità mettendo in campo tutti i soggetti e tutte le iniziative possibili a tutela dei posti di lavoro, prendendo una volta per tutte una chiara posizione su cosa intende fare dell'industria bellica in generale e in particolare del nostro stabilimento. La dignità del lavoro non è solo un fatto economico ma anche una questione etica e sociale". (ANSA).
   

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