A partire da questo uggioso pomeriggio, ogni momento è buono per l'attesa salita al Colle del premier incaricato Mario Draghi, alle prese in queste ultime ore con la definizione di una lista dei ministri di cui nulla sanno i partiti, per questo in grande fibrillazione. Come ormai quasi ogni giorno, l'ex Governatore ha lasciato dietro ai vetri oscurati della sua auto la casa tra i boschi di Città della Pieve, per tornare a Roma dove ormai impazza il totoministri. Ma è pressochè al buio ogni ipotesi sui nomi (come quella che vorrebbe al nuovo ministero della Transizione ecologica il fisico Roberto Cingolani, attuale responsabile dell'Innovazione tecnologica di Leonardo, dal 2005 al 2019 direttore dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova) Dal momento in cui Draghi scioglierà la riserva dipende quello del giuramento del governo tecnico-politico (pare con molte donne ministro), mentre è quasi certo che il governo si presenterà alle Camere per chiedere la fiducia martedì (Senato) e mercoledì (Camera dei Deputati). Intanto il governo dimissionario si trova a prendere una decisione attesa e nell'ultimo cdm di Giuseppe Conte arriva il via libera al dl Covid che proroga il blocco degli spostamenti tra le Regioni, anche quelle gialle, dal 15 al 25 febbraio. Il M5s fa invece i conti con il day after del sì a Draghi, che ha causato l'addio di Alessandro Di Battista. A sedare i malumori di dirigenti politici e iscritti (4 su dieci, stando ai numeri forniti ieri dalla piattaforma Rousseau) arriva oggi Luigi Di Maio: "Spero e credo che non sarà un addio". Senza nascondere il rapporto spesso ruvido con l'altro dioscuro dei 5 stelle,("in diverse circostanze abbiamo avuto una visione diversa") Di Maio dice di rispettare e chiede rispetto per la scelta del Dibba. Con lui "come con pochissimi altri, il MoVimento sarà sempre in debito". Ma Di Battista rivendica la sua coerenza e chiosa: "È finita una bellissima storia d'amore".
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