Rispedisce al mittente l'accusa di impunità nella riforma della giustizia da poco approvata dal Consiglio dei ministri la ministra Marta Cartabia ospite di un forum di Repubblica. "I termini che abbiamo messo sono raggiungibilissimi, alla luce dei dati statistici - spiega la guardasigilli replicando alle critiche - inoltre, tra le correzioni apportate da ultimo, ascoltando le richieste dei magistrati, c'è quella di prevedere un regime transitorio che ci consente di arrivare gradualmente agli obiettivi da raggiungere". Dunque la legge "non produce alcuna zona di impunità", ribadisce la ministra, per la quale "la prima forma di impunità sono i processi che non terminano mai. Perché se il processo non si chiude i responsabili non sono assicurati alla giustizia". Lo scontro tra partiti sulla riforma è stato estenuante. Cartabia confessa che, "sì", c'è stato un momento in cui ha pensato di non farcela. "La partita politica si preoccupava delle proprie bandierine, ignorando i contenuti della legge", racconta. "La tensione era altissima, su un tema su cui, lo sappiamo, tutte le forze politiche hanno convinzioni radicate e punti da difendere molto forti". Il timore che non si arrivasse ad un accordo "c'è stato in vari momenti", dice ancora. L'alleato più importante? "La determinazione del presidente Draghi di andare fino in fondo". E questa riforma, aggiunge la ministra, è stata "veramente voluta da tutti, per cui non chiamatela 'riforma Cartabia'".
Dopo l'accordo politico in Consiglio dei ministri giovedì, la riforma del processo penale ha compiuto il primo passo parlamentare verso la sua approvazione: venerdì la Commissione Giustizia della Camera ha votato e approvato gli emendamenti che recepivano le intese tra i partiti di maggioranza, con la prospettiva di riuscire a giungere al sì della Camera già martedì prossimo, visto che il testo domenica sarà in Aula.
Il giorno dopo l'accordo, tutti i partiti di maggioranza rivendicano il successo mentre, per le opposizioni,Fdi critica la riforma come una "mediazione al ribasso che non risolve i problemi". E gli ex M5s attaccano il Movimento. La riforma Cartabia consiste in una serie di emendamenti, 26 in tutto, al ddl Bonafede, ma tra essi l'attenzione è caduta solo su quello sulla prescrizione.
In realtà l'architettura complessiva mira a "sdrammatizzare" questo tema: le norme prevedono una serie di misure deflattive dei processi, ad esempio con l'incentivzione dei riti alternativi, la messa alla prova, la semplificazione e la digitalizzazione delle procedure, così da favorire la celere celebrazione. Dopo la sentenza di primo grado viene mantenuto il principio del ddl Bonafede e cioè che la prescrizione si blocca, ma con l'obbligo di chiudere i processi in due anni in Appello e in un anno in Cassazione, pena l'improcedibilità (la cosiddetta prescrizione del processo e non del reato). Nell'accordo, approvato in Commissione, i processi più complessi possono durare in Appello tre anni e 18 mesi in Cassazione e per i reati più gravi (mafia, terrorismo, spaccio, stupro), il giudice potrà chiedere di prolungarli per complessivi altri tre anni in Appello e altri 18 mesi in Cassazione. In più il nuovo processo entrerà a regime nel 2025, e nel frattempo sono previste assunzioni e digitalizzazione dei Tribunali. In commissione Giustizia la maggioranza ha votato compattamente, senza sbavature, mentre le opposizioni con Fdi e gli ex M5s di L'Alternativa c'è hanno fatto ostruzionismo per impedire l'approvazione, che comunque è avvenuta nel tardo pomeriggio.
Sono stati approvati anche una decina di emendamenti dei gruppi, tra cui uno di Lucia Annibali (Iv) che prevede l'arresto in flagranza per il marito o ex marito violento che viola i provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa".
L'obiettivo della riforma della giustizia è "ottenere tempi certi" per i processi. Lo afferma la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, al Tg3. Cartabia ha anche spiegato di non temere sorprese per il voto in aula: "Direi di no, abbiamo preso un impegno tutte le forze politiche della maggioranza".
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