All'elezione del Presidente della Repubblica partecipano anche 58 delegati delle Regioni. A prevederlo è l'articolo 83 della Costituzione, che detta le regole sul collegio elettorale del Capo dello Stato.
Sette anni fa, dopo le dimissioni di Napolitano, la presidente Laura Boldrini il 14 gennaio convocò il Parlamento in seduta comune per il 29, e i Consigli regionali si riunirono (al netto della Valle d'Aosta che lo stesso giorno scelse come delegato il proprio Presidente) tra il 16 (Friuli Venezia Giulia) e il 26 (Emilia Romagna). La scelta da parte dei Consigli regionali avviene sulla base di leggi regionali. In genere per la maggioranza vengono scelti il Governatore e il Presidente del Consiglio, se sono di due partiti diversi. Ma non è nemmeno obbligatorio che i delegati siano membri degli stessi Consigli regionali. Nel 2013 l'allora sindaco di Firenze Matteo Renzi chiese di essere scelto tra i due delegati del centrosinistra ma da Roma arrivò lo stop della segreteria nazionale Dem, e gli fu preferito Alberto Monaci, presidente del Consiglio regionale. La scelta dei delegati implica una decisione squisitamente politica all'interno delle coalizioni. I partiti più grandi evitano di accaparrarsi tutti i delegati regionali, facendo una divisione di massima nazionale che poi viene applicata nelle Regioni. Nel centrodestra ci saranno meno problemi, mentre nel centrosinistra il Pd di Enrico Letta dovrà decidere se considerare M5s alleato e quanti delegati pentastellati votare nei vari Consigli. Questa volta, al netto della Val d'Aosta, al centrodestra spetteranno 33 delegati regionali e al centrosinistra 24.
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