Atreju torna, sfida l'inverno e guarda inevitabilmente al Quirinale. La manifestazione di Fratelli d'Italia - organizzata in genere a settembre e lanciata nel 1997 su proposta anche di Giorgia Meloni, allora ventenne di Azione giovani - riprende dopo due anni di stop.
Nonostante la premessa della leader di FdI ("Non credo che questo sia il luogo in cui parlare del Quirinale, è presto", dice tagliando il nastro di Atreju), è lei stessa a rimarcare il suo desiderata: "Io cerco un capo dello Stato che faccia il capo dello Stato, che faccia rispettare la Costituzione e difenda la sovranità nazionale". Subito dopo il tema si anima, complice un dibattito sul lavoro con due ministri e big della politica: il responsabile della Farnesina, Luigi Di Maio (per la prima volta ad Atreju) e quello dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti (che Meloni accoglie come "un habituè"). Sul palco c'è anche Antonio Tajani, numero due di Forza Italia. Ed è lui a lanciare la palla in campo: "Un governo di unità nazionale può andare avanti solo se guidato da una personalità di straordinaria forza, e Draghi è Draghi", sentenzia portando al 2023 l'orizzonte del governo dell'attuale premier. Quindi, pur riconoscendogli il primato di "migliore candidato per il Quirinale", chiude le porte a una sua successione a Sergio Mattarella: "Ritengo che per affrontare l'emergenza coronavirus serva Draghi a Palazzo Chigi".
Non fa nomi, invece, Di Maio ma sposta la 'contesa' sulla Lega: "Temo molto di più che nel centrodestra ci sia una profonda spaccatura sul Quirinale, soprattutto a opera di Matteo Salvini, che in questo momento non so quanto possa essere affidabile". E fa un omaggio alla padrona di casa: "Reputo più affidabile Giorgia Meloni". In imbarazzo Giorgetti, seduto accanto che glissa sulla lealtà di Salvini ("Questa domanda non era prevista", si limita a dire sorridendo) e invoca "responsabilità", viste le "circostanze oggettive" che complicano la partita. "Questo è il momento del senso di responsabilità che significa meno dichiarazioni possibili e più riflessioni possibili", spiega il ministro lasciando intendere che resta favorevole all'ipotesi di Draghi al Colle. Non la disdegna, implicitamente, nemmeno Romano Prodi che osserva: "Certamente il capo dello Stato ha meno poteri del presidente del Consiglio, ma ha 7 anni di fronte a sé".
Al di là del prossimo presidente della Repubblica, ad Atreju si consuma l'inaspettata e incerta neo-sintonia tra il M5s e FI.
Ad aprire un varco è Silvio Berlusconi che sul numero speciale dei 35 anni di Milano Finanza sembra 'riabilitare' il voto di protesta dei 5S perché "nasceva dallo stesso disagio e dallo stesso fastidio per un certo tipo di politica per la quale è nata Forza Italia". E aggiunge: "Hanno dato voce a un disagio reale che merita rispetto, attenzione e anche risposte". Di Maio si limita a definire "significativa" la mano tesa dal Cavaliere sul reddito di cittadinanza, provvedimento bandiera dei 5S. Ma è Giuseppe Conte a spegnere ogni speranza, andando al sodo: "Apprezzo il cambio di rotta di Berlusconi sul Movimento, ma non sarà lui il candidato del M5s". E il presidente del M5s conclude: "Per il capo dello Stato abbiamo altri obiettivi".
Meloni apre Atreju, occhi puntati sul Quirinale
Minuetto Berlusconi-Di Maio.Giorgetti, serve responsabilità.