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Lungo il confine, la Polonia rafforza le difese

Aerei e squadre antiterrorismo. Si aspetta l'ondata dei profughi: venerdì scorso ne sono arrivati 106mila in un giorno

Redazione Ansa

 Al valico di frontiera di Medyka avviene tutto, quasi tutto, alla luce del sole: le tv di mezzo mondo trasmettono in diretta 24 ore al giorno il flusso costante e inarrestabile di donne e bambini che attraversano il confine a piedi, la prima assistenza umanitaria, le file di chi ritorna in Ucraina per portare medicinali, cibo o andare ad arruolarsi nella difesa territoriale. E lo stesso accade ai valichi di Korczowa, 30 chilometri più a nord, o a Hrebenne e Doruhusk, nella regione di Lubino. Ma il resto dei quasi 600 chilometri di confine tra Polonia e Ucraina è un'altra cosa: è il luogo dove i militari stanno lentamente ma inesorabilmente rafforzando il lato est dell'Alleanza Atlantica. E' il luogo dove passano gli altri aiuti destinati all'Ucraina in guerra: le armi.
    Basta lasciarsi alle spalle l'autostrada, la E40 che porta a Korczowa o la E372 che va dritta da Lubino a Hrebenne, le due principali vie d'accesso a Leopoli, e tutto cambia: un dedalo di stradine di campagna che finiscono in boschi a perdita d'occhio.
    Poche case, qualche fattoria, sterrati che puntano dritti fino al confine. Per contare le macchine che passano in un'ora basta una mano. In compenso però, al decimo giorno di guerra al di là del confine, si vedono aggirarsi sempre più mezzi militari. E non solo da trasporto. Sono comparse anche le squadre antiterrorismo, a bordo di furgoni neri. Ai valichi dove passano i profughi ma anche lungo le strade di campagna. E gli incroci più importanti sono presidiati dalla polizia di frontiera. E' vero che era atteso il segretario di Stato americano Antony Blinken al confine di Korczowa, ma non è solo quello il motivo.
    Gli agenti sono quasi sempre gentili, ma la tensione gliela leggi negli occhi.

 

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   D'altronde, la Polonia ha chiesto ufficialmente il rafforzamento del fianco orientale della Nato e la garanzia che gli alleati non si nascondessero. E l'ha ottenuta, a guardare cosa si muove lungo il confine. Nei giorni scorsi, inoltre, il ministro degli esteri ha annunciato che nel sud est del paese si sta provvedendo a creare un hub regionale che ha un compito specifico: raccogliere tutti gli aiuti militari indirizzati all'Ucraina e consegnarli in sicurezza al paese in guerra. Un hub che è di fatto già operativo nei pressi della città di Rzeszow, un'ottantina di chilometri dal confine: all'aeroporto di Jasionka venerdì sono atterrati tre aerei militari nel giro di un quarto d'ora; il giorno dopo altri due e altrettanti sono ripartiti. Ai margini dello scalo c'è una zona recintata dove una trentina di tende mimetiche nascondo chissà cosa. Inutile chiedere, ovviamente. Quel che è certo è che qui ci sono gli americani: avrebbero già consegnato il 70% delle armi promesse nel pacchetto di aiuti da 350 milioni di dollari e venerdì il capo di stato maggiore congiunto delle forze armate Usa Mark Milley si è presentato in Polonia per vedere di persona come stessero andando le operazioni di trasferimento e incontrare il personale di ben 22 paesi che stanno lavorando attivamente per scaricare le armi e consegnarle al di là del confine.

    Non sono però solo i militari a prepararsi. Perché tutti qui attendono l'onda dei profughi. Venerdì c'è stato il record, 106mila in un giorno; dall'inizio della guerra ne sono passati 800mila. Ma nessuno crede davvero che i colloqui possano portare a qualcosa di concreto, almeno per il momento. Dunque sulla Polonia si riverseranno milioni di persone. Il governo, raccontano fonti italiane, sta attrezzando palazzetti dello sport, stadi e ogni possibile struttura in tutto il paese per fronteggiare i numeri previsti. Ma allo stesso tempo, però, ha rafforzato i controlli nei confronti di chi entra dall'Ucraina: la voce che girà è che i profughi che Lukashenko aveva ammassato al confine in autunno avrebbero capito che se riescono a mischiarsi con chi scappa dall'Ucraina non solo potrebbero entrare in Europa ma potrebbero anche ricevere la protezione temporanea. Il risultato è che dopo il viaggio estenuante per raggiungere il confine, donne e bambini continuano a rimanere in fila anche per giorni. Da qualche altra parte tra i boschi, si passa in un attimo. (ANSA).
 

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