La crisi politica a Roma potrebbe privare l'Ucraina delle armi e impedire l'introduzione del tetto massimo al prezzo del gas in Europa. A lanciare l'allarme è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, mentre Stati Uniti e Unione europea che chiedono stabilità politica temendo un indebolimento del fronte anti-Putin.
Dalle pagine di Politico.eu Di Maio ha accusato i critici di Mario Draghi di fare gli interessi del presidente russo e ha poi lanciato un appassionato appello al voto di fiducia del Parlamento al presidente del Consiglio: "I russi proprio ora stanno celebrando di aver fatto cadere un altro governo occidentale", ha affermato. "Ora dubito che possiamo inviare armi" in Ucraina. Per il titolare della Farnesina, inoltre, "se il governo cade mercoledì, non avremo il potere di firmare nuovi contratti per l'energia e questo è grave perché siamo diretti verso l'inverno". Sul tema delle forniture energetiche il ministro degli Esteri si è soffermato nuovamente più tardi, intervenendo online al congresso del Partito socialista.
"Se salta il governo Draghi - ha avvertito - salta il tetto massimo al prezzo del gas, perché il presidente del Consiglio è stato il promotore dell'iniziativa in Ue. Questo significa che a risentirne sarebbero le imprese e le famiglie", con la perdita di competitività e il carobollette. Le parole di Di Maio sulle armi all'Ucraina, hanno trovato un immediata eco a Kiev. Mikhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, si è augurato che "la tradizionale lotta politica interna nei paesi occidentali non intacchi l'unità nelle questioni fondamentali della lotta tra il bene e il male. In particolare, sulla fornitura di armi all'Ucraina". "Non possiamo permettere al Cremlino di usare la concorrenza politica come arma per minare le democrazie", ha aggiunto Podolyak.
Da Bruxelles, dopo l'avvertimento lanciato sulla preoccupazione che da qui al 2023 "Mosca cerchi di destabilizzare i governi europei con la disinformazione e attraverso i suoi delegati interni", interviene oggi il portavoce della Commissione europea per le questioni estere Peter Stano, precisando che "la consegna di aiuti militari all'Ucraina è responsabilità degli Stati membri, non dell'Ue". Stano ha poi ricordato che è prassi dell'esecutivo comunitario "non commentare mai gli sviluppi interni degli Stati membri". Quanto sia caldo il tema e soprattutto quanto sia importante mantenere forte la pressione su Mosca lo dimostra il fatto che solo ieri l'Ue ha adottato la proposta di un nuovo pacchetto di misure per mantenere e rafforzare l'efficacia dei sei pacchetti di sanzioni contro la Russia, grazie all'introduzione di un nuovo divieto di importazione dell'oro russo, rafforzando i controlli sulle esportazioni di tecnologie avanzate. Bruxelles a parte, il decreto per il terzo invio di armi all'Ucraina è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 13 maggio. Al momento non si parla di un ipotetico quarto decreto, tanto più nel corso di una crisi di governo. Ma il tema potrebbe tornare all'attenzione nel caso di una schiarita politica. Rassicurazioni sul sostegno alla resistenza ucraina sono giunte recentemente dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Tuttavia in caso di un nuovo decreto il titolare della Difesa, come le altre volte, andrà al Copasir per illustrare l'elenco - secretato - delle armi.
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