Silvio Berlusconi è tornato e "come un grillo" si prepara alla sua nona corsa elettorale, a 85 anni. Prova così a ricucire la tela lacerata a turno da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ospita a pranzo la leader di Fratelli d'Italia - dopo mesi di lontananza, incomprensioni e frecciatine - e insieme concordano un vertice a tre, a inizio settimana. Il primo dal 17 maggio, che fu a Villa San Martino, e il più importante, in vista del voto del 25 settembre. Perciò il fondatore di Forza Italia dà la linea con un programma buttato giù in 8 punti e che attribuisce a tutto il centrodestra. All'interno, alcune chicche come la promessa di pensioni "da almeno 1000 euro al mese per 13 mensilità" - mamme e casalinghe comprese - e di piantare un milione di alberi l'anno in Italia. Non solo i vecchi cavalli di battaglia (tasse, meno burocrazia, meno processi, più sicurezza) ma pure la svolta ecologica. E per sé il sogno di tornare al Senato, dopo la 'cacciata' del 2013 per effetto dell'interdizione dai pubblici uffici prevista dalla legge Severino. "Si candida certamente al Senato", rivela il suo vice Antonio Tajani confidando che lo spirito del Cav è alto. "Sta come un grillo. Lui si esalta in campagna elettorale".
Concentrata sull'agognato voto, anche Meloni. Nonostante la previsione fosca del New York Times che in un editoriale titola che "Il futuro dell'Italia è cupo" parlando dell'ascesa di FdI e della sua presidente, lei torna nella villa del Cav sull'Appia antica e probabilmente ottiene che il prossimo confronto allargato non sia lì ma in un luogo istituzionale. Intanto, i due hanno ripreso a vedersi e parlarsi e l'incontro è definito "positivo" da entrambi. Purché le prossime siano riunioni operative e meno conviviali, continua a martellare la presidente di FdI. Che al Corriere sintetizza: "Il punto non è farsi delle foto ma darsi regole". Difficile che Meloni non pretenda chiarezza su quella della premiership: la regola della coalizione per cui chi prende più voti indica il candidato per Palazzo Chigi è di fatto congelata. Ma se Salvini garantisce su Twitter che "chi prenderà un voto in più avrà l'onore e l'onere di indicare il nome", Tajani rinvia a dopo elezioni. "Prima bisogna vincere, avere una squadra forte e un buon allenamento. Poi chi alzerà la coppa, si vedrà", taglia corto il coordinatore azzurro. Replica più o meno esplicita a FdI, da mesi in testa ai sondaggi e che perciò vorrà farli valere anche nell'assegnazione dei collegi uninominali. Per ora da Villa Grande si lancia il messaggio che bisogna ricominciare subito uniti - è la versione informale di entrambi i partiti - e avviare una campagna elettorale con forza e unità, per vincere. Non si è parlato di candidature o liste, assicurano fonti di FdI. Tutto rinviato ai prossimi giorni quando al tavolo ci sarà pure Salvini. Il leghista continua la girandola di confronti e oggi è toccato ai governatori riuniti su Zoom.
Da loro "spunti utili in vista dei dossier più interessanti per la campagna elettorale a cominciare dall'autonomia", fa sapere la Lega alla fine. Partite diverse per i tre schieramenti, che non a caso correranno ciascuno con il proprio logo e lista tra due mesi. Per FI, ad esempio il mantra è ribaltare le accuse di irresponsabilità dopo la mancata fiducia al governo Draghi, al Senato il 20 luglio. Unici colpevoli restano i 5 Stelle, insiste Berlusconi che argomenta così lo strappo: "Noi non abbiamo votato contro, ci siamo solo astenuti". Un altro modo, forse, per spostare l'attenzione dal caos che regna nel partito azzurro. La ministra Mara Carfagna è un passo dall'addio aggiungendosi agli altri due fedelissimi Maria Stella Gelmini e Renato Brunetta, già fuori. Al "riposino in pace" con cui il Cav aveva salutato i due, si aggiunge Tajani che oggi sminuisce la portata di un eventuale approdo dei fuoriusciti in un polo centrista che contenda voti a FI. "Il centro è Forza Italia, non ne vedo altri possibili, non ne esistono al momento", sentenzia.
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