Rush finale per le liste elettorali. L'ex ministro Giulio Tremonti annuncia la sua candidatura per Fratelli d'Italia, dove si schierano anche l'ex pm Carlo Nordio e l'ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata. Mentre il leader M5s, Giuseppe Conte, prima apre ad un governo col il Pd, ma poi fa retromarcia.
Dopo la lunga avventura con Forza Italia e poi la Lega, Giulio Tremonti sceglie Giorgia Meloni. E' con lei e con il suo partito che l'ex ministro dell'Economia si rimette in gioco alle prossime elezioni. "Sì, mi candido. Lunedì sarà tutto pubblico", annuncia a Lucia Annunziata su Rai3 correggendo la prima risposta, un più vago "direi di sì". Quindi si lancia nell''outing' politico: "Se vuole tolgo il 'direi' e dico sì'". E' il primo big su cui cade il velo che aveva avvolto finora il toto nomi del centrodestra, e in particolare di Fratelli d'Italia. E subito l'economista entra nella parte e fa proposte da ministro. O da premier, chissà. Per lui si vocifera non solo un ritorno al ministero di via XX Settembre (sarebbe la quinta volta, 4 tutte con Berlusconi premier), ma anche un debutto a Palazzo Chigi.
Anche Claudio Lotito entra in scena: il presidente della Lazio tenta di nuovo la sorte con Forza Italia. Sarà candidato all'uninominale in Molise, al Senato, dopo il ricorso presentato sulla mancata elezione del 2018 e rimasto finora nel limbo. Nella stessa regione si candida Lorenzo Cesa, il segretario dell'Udc in pista alla Camera. Non senza qualche malumore degli esponenti locali. Ma le novità finiscono qua. Il centrodestra è alla stretta finale, quando mancano meno di 24 ore alla deadline per il deposito delle liste. L'ufficialità è rinviata probabilmente a domani. A parte i centristi di 'Noi moderati', che annunciano di aver completato il lavoro. FI, invece, appare ancora in ritardo. Il partito risente dell'effetto domino innescato da rivalità interne tra big - in primis quella tra la presidente del Senato, Elisabetta Casellati e la capogruppo Anna Maria Bernini per un collegio conteso - scelte imposte dall'alto e conseguente delusione e rabbia degli azzurri locali.
"In politica pensare di governare da soli, io me lo auguro, è improbabile. Una prospettiva di lavorare domani con altre forze politiche come il Pd ci può stare. Però dico al Pd e ai nostri elettori: le delusioni maturate ci rendono ancora più prudenti e intransigenti. D'ora in poi noi ci siederemo a un tavolo con condizioni più chiare del passato, declinando principi politici ancora più elevati e ambiziosi e non cederemo su nulla", afferma Conte ospite di "Mezz'ora in più", su Rai 3. Poi la marcia indietro: "Mi sembra evidente, peraltro, che ad oggi il Pd abbia preso un'altra strada rispetto alla nostra e alle priorità di governo che abbiamo condiviso nel Conte II - scrive su Twitter -. Nelle condizioni attuali con i vertici nazionali del Pd folgorati dell'agenda Draghi non potremmo nemmeno sederci al tavolo. E noi i nostri valori, le nostre battaglie, non li svendiamo. Lo abbiamo già dimostrato, senza paura di pagarne il prezzo". Il segretario del Pd, Enrico Letta, ha proposto a Stefano Ceccanti, costituzionalista e deputato uscente, di candidarsi alla Camera nel collegio uninominale di Pisa, dopo la rinuncia di Fratoianni, che sarà capolista di Verdi-Si nel proporzionale in Toscana. Si registra anche un nuovo caso per le liste del Pd. La viceministra dell'Economia Laura Castelli ha rifiutato la candidatura nel collegio uninominale di Novara e annuncia che correrà solo nelle liste plurinominali di Impegno Civico collegate ai Dem.
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