E' "competition" aperta tra Pd, M5s e Terzo Polo, nelle piazze e in Parlamento a suon di mozioni. In gioco la "primazia" nell'opposizione, perseguita da un lato nel modo di contrastare la legge di Bilancio del governo Meloni, e dall'altro nel riuscire a imporre i propri temi nell'agenda parlamentare con tre mozioni che saranno votate tra martedì e mercoledì prossimi alla Camera.
Per quanto riguarda la manovra mentre Pd e M5s hanno annunciato di volerla contrastare in piazza, il Terzo Polo ha spiazzato gli altri due partiti tendendo la mano all'esecutivo.
La sfida è riuscire a ottenere qualche misura migliorativa, così da dimostrare che è più efficace dialogare che "urlare in piazza" secondo le parole di Carlo Calenda. Strategia a cui non credono Pd e M5s che hanno entrambi annunciato di voler scendere in piazza. Il segretario Dem Enrico Letta ha già convocato giovedì una manifestazione il 17 dicembre. Un modo per mostrare la propria forza, perché per organizzare una piazza con decine di migliaia di persone, occorre una capacità organizzativa e attrattiva. "M5s ha la stessa forza?", sembra essere il sottotesto dell'annuncio di Letta: una chiara sfida che va oltre il responso degli attuali sondaggi. La capogruppo pentastellata in Senato, Barbara Floridia, ha in giornata confermato di voler "fare muro" contro la legge di Bilancio, e rispondendo ad una domanda precisa dei giornalisti, ha aperto la porta ad una manifestazione unica, il 17 dicembre, purché "senza bandiere".
Voce dal sen fuggita, perché successivamente dal Movimento hanno molto frenato su questa ipotesi. Il Pd, comunque vada, ha una rotta già tracciata: "Non inseguiamo i 5 stelle - spiegano fonti del Nazareno -, abbiamo un calendario fissato da giorni. E' ridicolo questo racconto di corsa col sacco di chi arriva prima alla piazza".
L'uovo di colombo potrebbe offrilo a Conte il segretario della Cgil Maurizio Landini. Questi ha a sua volta annunciato "forme creative di mobilitazione" contro la manovra, anche se non necessariamente uno sciopero generale, "dato che i tempi sono molto stretti". Landini annuncerà le decisioni dopo un incontro con i segretari di Cisl e Uil, esito atteso anche da M5s che è possibile che aderisca a queste iniziative più che accodarsi al Pd.
La "competition" ci sarà anche alla Camera martedì e mercoledì, quando verranno discusse tre mozioni di M5s, del Pd e del Terzo Polo su tre argomenti diversi, ma destinati ad essere "pietre di inciampo" l'una per l'altro. La mozione di Giuseppe Conte sull'Ucraina non chiede uno stop all'invio di armi a Kjiv, bensì impegna il governo "a voler illustrare preventivamente alle Aule l'indirizzo politico da assumere in occasione di consessi di carattere internazionale riguardanti il conflitto Russia-Ucraina, compreso quello concernente l'eventuale invio di forniture militari"; in più chiede all'esecutivo di essere "protagonista" in "una nuova fase di sforzi diplomatici".
Impegni che persino il governo potrebbe accettare e che anche i Dem avrebbero difficoltà a non condividere. Il successo di Conte consisterebbe nel far votare un proprio documento ai Dem, che infatti stanno predisponendo una propria mozione, che però deve mettere d'accordo anche l'intero gruppo del Pd.
La mozione Dem a prima firma di Andrea Orlando e della capogruppo Debora Serracchiani sul salario minimo, riprende i criteri che lo stesso Orlando, da ministro, aveva seguito per varare il provvedimento, saltato per la caduta del governo Draghi ad opera proprio di M5s e centrodestra. Quindi retribuzione minima legale commisurata al salario medio dei contratti collettivi nazionali sottoscritti dai sindacati nazionali, e comunque non inferiore ai 9,50 euro lordi l'ora. Ma il salario minimo è anche un cavallo di battaglia di M5s, che avrebbe difficoltà a non appoggiare la mozione Pd. Il partito di Conte sicuramente darà un voto negativo, invece, alla mozione del Terzo Polo di Matteo Richetti, che chiede di utilizzare i soldi europei del Mes sanitario: fumo negli occhi per i pentastellati, mentre il Pd potrebbe dare il suo sì.
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