"Gli aiuti militari finiranno quando ci sarà un tavolo di pace" e su questo l'attuale governo non sta facendo altro che "ribadire" la linea di quello precedente. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nelle comunicazioni in aula al Senato sulla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell'Ucraina, chiarisce che in un eventuale sesto pacchetto di aiuti militari, sulla base di esigenze manifestate, verrà seguita la stessa procedura attuata dall'Esecutivo Draghi: "contenuto del decreto secretato e passaggio con il Copasir". "Tutti all'interno e al di fuori di quest'aula siamo per la pace e ripudiamo la guerra come strumento di offesa, tutti nessuno escluso", ribadisce Crosetto al Senato, che chiarisce: "non voglio nascondere al Parlamento che quello che abbiamo fatto e stiamo facendo, pur non comportando oneri diretti e immediati nel lungo periodo, potrebbe incidere sulle nostre capacità". Per il ministro "non esiste altra possibilità che supportare l'Ucraina affinché possa difendersi e costruire le condizioni per un tavolo di pace nel quale non sia l'invasore a dettare le condizioni". E se "per Putin questa guerra doveva durare cinque giorni", occupando quel paese, mettendo un governo fantoccio e annettendo territori, bisogna "cercare di far capire alla Russia che quel progetto è fallito e per farlo dobbiamo arrivare al tavolo di pace. Non ci sono molte le alternative, rispetto a quello che adesso stiamo facendo, per arrivare al tavolo di pace". Su questo per Crosetto "è necessaria una figura solida e autorevole per avviare un processo di pace solido e definitivo, mi auguro che tale ruolo possa essere assunto dall'Ue perché, nonostante le iniziative sanzionatorie e il finanziamento degli aiuti militari a Kiev, detiene un peso internazionale e una conoscenza degli attori in campo tale da potersi comporre per ricoprire questo fondamentale ruolo di mediazione". Ma, avverte il ministro, "anche se arriverà un tavolo di pace, sicuramente i rapporti con la Russia non ritorneranno a breve".
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