Attore e filmaker ma soprattutto sapiente manovratore di strategie comunicative: Volodymir Zelensky non perde occasione per promuovere all'estero la causa ucraina, anche a costo di irrompere con la sua mimetica su palchi frequentati per lo più da strass e paillettes. O da tacchetti e parastinchi.
A Zelensky è andata meglio a Cannes. Con un blitz il presidente dell'Ucraina si è collegato a sorpresa alla cerimonia di apertura dell'ultimo festival: "Il cinema non dovrebbe restare in silenzio. L'odio alla fine scomparirà e i dittatori moriranno", ha detto al pubblico della Croisette invocando l'arrivo di "nuovo Chaplin che dimostri che il cinema di oggi non è muto" e citando Apocalypse Now ("Mi piace l'odore del napalm al mattino"). Anche prima, a aprile, l'ucraino era intervenuto ai Grammy con un messaggio registrato: "Riempite il silenzio con la vostra musica". A fine agosto è invece sbarcato al Lido. L'irruzione è avvenuta a metà della cerimonia in Sala Grande del Festival del Cinema di Venezia con un video messaggio drammatico: l'appello con nomi, città di origine, città del martirio ed età, uno ad uno, delle 358 vittime innocenti a quella data. Muro alzato, invece, dal calcio mondiale. La richiesta di condividere un messaggio di pace prima del calcio d'inizio della finale della Coppa del Mondo è stata respinta dalla Fifa. Zelensky si era offerto di apparire in un collegamento video con i tifosi nello stadio in Qatar e il No gli ha bruciato: su un campo da calcio, aveva commentato, "il peggio che può succedere è un cartellino rosso, non un bottone rosso. Quando le persone sono unite dal calcio, le persone sono unite dalla pace".
Da Cannes a Venezia, Zelensky punta sugli show
Il presidente ucraino e i suoi collegamenti video con le star