Non solo intellettuali e personaggi dello spettacolo. L'intervento di Volodymyr Zelensky a Sanremo non piace a larga parte della politica e sono diversi gli esponenti dell'opposizione che storcono il naso di fronte alla sua presenza nella serata finale del Festival. Profilo basso invece sul fronte della maggioranza, a partire da Fratelli d'Italia, dopo le critiche sollevate ieri da Matteo Salvini. L'input, evidentemente, è quello di evitare polemiche su un tema delicato, con possibili riflessi a livello internazionale. Nessun commento anche dai vertici Rai, presi nel frattempo dalla difficile soluzione della crisi interna al consiglio di amministrazione che lunedì 30 deve esprimersi sul budget del 2023 e potrebbe far mancare il sostegno della maggioranza all'ad Carlo Fuortes.
Non si tira indietro Bruno Vespa, che, in occasione di una recente intervista, aveva raccolto il desiderio del presidente ucraino di intervenire nel corso della kermesse e, a Domenica In, aveva dato l'annuncio della sua presenza in collegamento video. "Non capisco francamente tutto questo rumore - dice all'ANSA -. Al Festival hanno partecipato alte personalità della politica internazionale e sono stati trattati tutti i temi sociali. Zelensky è stato ospite aI Festival di Cannes e Venezia, oltre che ai Golden Globes, e mi dispiace questo malanimo nei confronti di un uomo che si sta battendo con straordinario coraggio per salvare la libertà del proprio popolo". Tesi condivisa da un altro volto storico Rai come il direttore di Radio 1 e Gr, Andrea Vianello. "Il leader di un paese invaso e sotto missili e bombe da un anno non può parlare alla più grande platea televisiva italiana? - si chiede - E perché mai?". Le polemiche non hanno prodotto alcuna marcia indietro. Tutto resta confermato: il videomessaggio registrato, di un paio di minuti, dovrebbe andare in onda nella serata finale di sabato, dopo la gara, ma prima dell'esibizione dei cinque cantanti che entreranno nella short list, quindi in tarda serata. Una scelta - a quanto pare - dettata dalla volontà di non interferire sulla competizione canora. Ai piani alti di Viale Mazzini si segue ovviamente la vicenda, che finisce con l'intersecarsi con la fase di fibrillazione legata all'approvazione del budget per l'anno in corso. E' probabile che il tema Zelensky venga affrontato nel cda di lunedì, perché anche tra i consiglieri c'è chi non è d'accordo con la presenza del leader ucraino. Dopo le critiche sollevate da Salvini e la petizione di diversi intellettuali, da Carlo Freccero a Franco Cardini, contro la sua partecipazione, sono oggi i leader dell'opposizione a far sentire la propria voce. "Non credo francamente che sia così necessario che il presidente Zelensky sia in un contesto leggero come quello di Sanremo", commenta Giuseppe Conte. "Se serve per sensibilizzare milioni di persone rispetto al dramma che sta vivendo l'Ucraina - sottolinea Stefano Bonaccini - la presenza di Zelensky può persino andare bene. Se invece deve diventare la spettacolarizzazione della guerra non è proprio il caso". Critico anche Carlo Calenda: "Ci sono pochi dubbi sulla nostra linea di sostegno all'Ucraina. Ritengo tuttavia un errore combinare un evento musicale con il messaggio del Presidente di un paese in guerra". Favorevoli invece alcuni esponenti del Pd, come Matteo Orfini e Alessandra Moretti, oltre al presidente della Liguria, Giovanni Toti, e Benedetto Della Vedova di +Europa. L'Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi ha presentato, intanto, una diffida alla Rai in cui si chiede di non consentire la partecipazione del leader ucraino, perché l'Ariston non può diventare palco per propaganda politica.
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