Nella sua guerra dichiarata ai trafficanti di esseri umani, l'Italia punta il mirino contro la Russia, e i mercenari della Wagner al soldo di Mosca. Con la loro influenza in Nord Africa, è il ragionamento a più voci del governo, usano i flussi di migranti come arma ibrida, e serve l'intervento di Ue e Nato.
Dopo le tensioni sul decreto varato a Cutro, il centrodestra si compatta dietro questo messaggio, nel giorno in cui a Palazzo Chigi Giorgia Meloni riunisce tutti i ministri interessati al dossier e i vertici dei Servizi segreti, riportando sul tavolo l'ipotesi di un maggior coordinamento sulla sorveglianza marittima per l'individuazione dei barconi in acque extraterritoriali. Con il coinvolgimento, quindi, della Marina militare, che ha le competenze e gli strumenti tecnologici adeguati. Di fronta agli scenari allarmistici sul Mediterraneo, il governo cerca contromisure ma respinge gli attacchi dell'opposizione.
"Siamo stati accusati di cose raccapriccianti ma ho la coscienza a posto - chiarisce la premier, parlando accanto al segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin -. Più persone partono e si mettono nelle mani di cinici trafficanti, più c'è il rischio che qualcosa vada storto: non credo che questo possa mai essere il modo giusto, umano e responsabile di affrontare la vicenda. Forse sarebbe più facile mettere la testa sotto la sabbia, lasciare che siano dei mafiosi a decidere chi deve arrivare da noi, lasciare che arrivi solo chi ha i soldi per pagarli, lasciare che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner e i fondamentalisti".
Ma, è l'implicita conclusione, non si può. Meloni critica chi in passato ha avuto "posizioni altalenanti" in politica estera: "non scegliere è più redditizio. Io ringrazio Dio per essere costretta a fare delle scelte", in una situazione di crisi che "è anche un momento per liberarsi dalle scorie". Così il riferimento ai mercenari è tutt'altro che casuale, in un climax di prese di posizione. "La Russia sta creando una bomba migratoria", inizia il leghista Massimiliano Romeo. Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani "molti migranti arrivano da aree controllate dalla Wagner e non vorrei ci fosse un tentativo di spingere migranti verso l'Italia".
"L'aumento esponenziale" delle partenze, avverte Guido Crosetto, è "in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni paesi Africani". Un problema "evidenziato dagli addetti ai lavori e un'allerta in questo senso era già giunta dai servizi come dal Copasir", precisa poi il ministro della Difesa, replicando a Angelo Bonelli (Avs), che lo invita a "vergognarsi" per quelle parole. Al ministro arriva anche un pesante insulto in russo (mudak) dal capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin: "Dovrebbe guardare meno in altre direzioni e occuparsi dei suoi problemi, che probabilmente non è riuscito a risolvere. Noi non siamo al corrente di ciò che sta succedendo con la crisi migratoria, non ce ne occupiamo, abbiamo un sacco di problemi nostri di cui occuparci".
Nel governo, però, c'è la convinzione che l'influenza russa sia un motivo in più per potenziare il controllo sul fianco Sud dell'Europa, come già avvenuto a Est. Anche perché sotto i fondali delle rotte migratorie, nel canale di Sicilia e nell'Adriatico, sempre più battuti da navi russe, corrono i gasdotti, linee di comunicazione energetica strategiche per l'Italia e non solo. "Ue, Nato e Occidente - dice Crosetto -, sarebbe opportuno capissero che anche il fronte sud europeo sta diventando ogni giorno più pericoloso".
Anche in quest'ottica si può leggere il ritorno di attualità dell'ipotesi di dare un ruolo di primo piano alla Marina nella sorveglianza marittima, stralciata dalla versione finale del dl varato a Cutro perché non c'era intesa nell'esecutivo. Non è chiaro se verrà trasferita in un provvedimento, o in un emendamento al decreto durante l'esame al Senato. In alternativa, si ragiona in ambienti di governo, potrebbe essere messa sul tavolo delle trattative in sede europea. Da tempo infatti Palazzo Chigi chiede a Bruxelles e ai partner un rafforzamento dell'attività di controllo delle frontiere marittime.
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