La riforma giudiziaria che ha spaccato Israele è il principale perno su cui ruota l'azione dell'esecutivo di Benyamin Netanyahu dal momento (fine dicembre 2022) in cui è entrato in carica. Gli architetti della legge sono il ministro della Giustizia Yariv Levin (Likud) e il potente presidente della Commissione costituzionale della Knesset Simchà Rothman (Sionismo religioso).
* Nomina dei giudici della Corte Suprema - Cambio del meccanismo di nomina e del loro numero. Da 9 si passa a 11, con prevalenza di quelli indicati dalla maggioranza politica rispetto ai componenti tecnici.
* Carattere di 'estrema irragionevolezza di una decisione' - In base a questo criterio, oggi la Corte Suprema può revocare una nomina governativa. E' accaduto con quella fatta da Netanyahu per Aryeh Deri a ministro dell'Interno e della Sanità, bocciata dalla Corte in quanto Deri è stato condannato per frode fiscale ed ha tra l'altro patteggiato la condanna con la promessa di ritirarsi dalla vita politica. Il governo intende abolire questa potestà della Corte.
* Consiglieri giuridici - La riforma intende limitare la loro influenza nei ministeri. I loro pareri sono usati dalla Corte Suprema nel giudizio sulla buona condotta del governo. La riforma vuole stabilire che quelle raccomandazioni non siano vincolanti.
Va infine ricordato che la riforma è stata presentata dal governo mentre Netanyahu è sotto processo a Gerusalemme per corruzione, frode e abuso di potere: una circostanza che secondo molti analisti solleva un conflitto di interessi con la legge stessa.
La riforma della discordia che ha spaccato Israele
La Corte Suprema verrebbe assoggettata al potere politico