"Non siamo stati interpellati e non possiamo venire a conoscenza delle cose quando le decisioni sono state quasi già prese". Le Regioni contestano il metodo utilizzato dal Governo per i provvedimenti adottati nella gestione dei flussi migratori e chiedono di essere coinvolte.
Anche se nella Conferenza Unificata è stato fornito un parere favorevole a maggioranza sui provvedimenti in materia di immigrazione, i presidenti di Regione del centro sinistra, da Bonaccini ad Emiliano, hanno invece dato - seppure in minoranza - un parere negativo sul decreto, chiedendo di ritirare le modifiche annunciate dalla maggioranza in Parlamento. Già nei giorni scorsi le regioni a trazione dem (Emilia-Romagna, Toscana, Campania e Puglia, più la Valle d'Aosta) si erano rifiutate di sottoscrivere l'intesa sul dichiarato stato d'emergenza, di fatto negando il commissariamento e autoescludendosi dall'ordinanza disposta dalla Protezione civile. Gli stessi territori proseguono anche la battaglia contro l'installazione di nuovi Centri di permanenza per rimpatri (Cpr) nelle loro circoscrizioni. L'unico obiettivo su cui tutti sono concordi, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, è un incontro al più presto con il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, quello alla Protezione Civile, Nello Musumeci, e con il commissario per la gestione dell'emergenza migranti, Valerio Valenti.
Dal canto suo anche l'Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) ha chiesto un maggiore coinvolgimento sulle questioni. Il parere fornito dai sindaci ai provvedimenti sui migranti è favorevole, ma condizionato dall'approvazione di un emendamento proposto che preveda, a fronte dei posti già finanziati nel 'Sistema di accoglienza e integrazione', un incremento della rete di 4mila posti per minori stranieri non accompagnati e mille posti per disagio mentale e sanitario.
Secondo l'Anci la vera urgenza è rappresentata "dai minori non accompagnati o da misure che consentano di accorciare i tempi di rilascio dei permessi di soggiorno, che oggi sono lunghissimi, rallentando i percorsi di autonomia e regolarità amministrativa".
In attesa che si definiscano le modifiche chieste da più parti al decreto Cutro, Piantedosi ha comunque ribadito in queste ore - durante un question time alla Camera - che "la dichiarazione dello stato di emergenza adottato nell'attuale frangente è unicamente dettata dalla necessità di disporre di procedure e strumenti più rapidi e adeguati al governo dello straordinario afflusso di persone sbarcate". Il titolare del Viminale ha anche aggiunto di non avere preclusioni a considerare "ampliamenti delle attuali quote di ingresso, fermo restando che le valutazioni concrete andranno svolte in sede interministeriale anche attraverso il confronto con le parti sociali. Il decreto - ha aggiunto - è un primo punto di svolta, ma intendiamo proseguire su questa strada, nella convinzione che venire nel nostro Paese nel pieno rispetto delle regole sia il modo più efficace per combattere l'immigrazione clandestina e favorire al contempo l'integrazione dei migranti regolari".
Sui migranti Regioni divise, 'il Governo ci incontri'
I dem contro la stretta.L'Anci:ampliare la rete Sai per i minori. Anche l'Anci chiede un maggiore conivolgimento dei Comuni