Politica

Nodi nomine e soldi agitano FI, tensione con minoranza

Imbarazzo a vigilia esequie. Ora Fdi teme per tenuta dei gruppi

Il ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani

Redazione Ansa

Le future risorse economiche a disposizione del partito e le ultime nomine dei dirigenti locali sono i nodi che scuotono la vita interna di Forza Italia, alla vigilia delle esequie di Silvio Berlusconi.
    Temi che sono stati al centro di due riunioni lampo del Comitato di presidenza: la prima chiamata ad approvare il rendiconto 2022, la seconda a nominare i nuovi coordinatori regionali. Due momenti vissuti in un clima di silenzio imbarazzato e di tensione interna, oggi latente, ma che rischia di esplodere molto presto.
    Sullo sfondo restano le incognite di sempre: la maggiore riguarda, appunto, le decisioni che potrebbe prendere la famiglia Berlusconi: in futuro continuerà a finanziare o meno il partito come ha fatto finora? C'è chi ragiona sul fatto che la grande vicinanza tra la premier e Marina Berlusconi potrebbe portare a un disimpegno della famiglia, i cui interessi sarebbero comuqnue ben tutelati dall'attuale governo. I sostenitori di questa tesi ricordano come, in effetti, Gianni Agnelli, per essere ascoltato dai governi, non abbia mai avuto bisogno di creare e finanziare un proprio partito.
    Tuttavia, questa incertezza inizia a impensierire anche Fratelli d'Italia: il partito di Meloni è fortemente impegnato a tutelare l'assetto della maggioranza. In tanti si rendono conto che se scoppiasse lo sconto interno, se Forza Italia diventasse una maionese impazzita, si metterebbe in pericolo la tenuta dei gruppi azzurri, in particolare quello del Senato, dove il centrodestra ha una maggioranza non vastissima.
    Tornando alla vita interna, bocche chiuse al termine delle due riunioni che, probabilmente, tantissimi dirigenti azzurri avrebbero voluto evitare, data la coincidenza temporale considerata da tanti quanto meno inopportuna, all'indomani della scomparsa di Silvio Berlusconi e alla vigilia dei suoi funerali di Stato. Una iniziativa partita male - la sua convocazione ha sorpreso un po' tutti - e finita peggio, con la minoranza silente ma in fortissimo imbarazzo.
    A metà mattinata il tesoriere Alfredo Messina e Sestino Giacomoni sono gli unici nella sede di Piazza San Lorenzo in Lucina. Tutti gli altri si collegano via zoom: dal coordinatore Antonio Tajani ai capigruppo Ronzulli e Barelli, dai dirigenti Gasparri, Mulè, Cattaneo, Barachini, Orsini, Martusciello, Fontana, Giacomoni, Baldelli, alla ministra Bernini, sino ai governatori Cirio, Schifani e Toma.
    Ad aprire i lavori, Messina. Parla pochi minuti. In lacrime ricorda la figura del fondatore di Forza Italia. Poi si passa all'approvazione del rendiconto. Quindi, dopo una piccola pausa, una seconda riunione sul tema più spinoso, quello degli incarichi interni.
    Anche qui, nessun dibattito, solo un breve intervento del coordinatore nazionale Antonio Tajani in cui sottolinea che la ratifica dei coordinatori regionali e provinciali è la messa in pratica delle ultime volontà di Silvio Berlusconi. Nessun commento da parte della minoranza. Ma più tardi trapela grande irritazione.
    Tra loro c'è chi nota come aver portato a casa queste ultime nomine, di fretta e furia, mentre il Paese piange Silvio Berlusconi, sia stato tutto sommato un segnale di grande debolezza. Una mossa inopportuna, una forzatura, che, secondo le stesse fonti, certamente non lascia presagire una stagione in cui sarebbe più opportuno arrivare a decisioni unitarie e condivise. (ANSA).
   

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