Politica

Agli Usa piace Roma per Expo 2030. Meloni vede Kissinger

La premier chiude la missione con un ricevimento all'ambasciata

Redazione Ansa

Un paese, un voto.

E segreto. Ma quel "benvenuta" alla candidatura italiana per l'Expo 2030 che arriva dalla Casa Bianca, fa sperare ancora di più Roma, che sente di avere chance per arrivare al ballottaggio con l'agguerrita Riad e aggiudicarsi, poi, l'esposizione universale in calendario tra 7 anni. Giorgia Meloni per il momento non si espone - nemmeno aveva citato il passaggio nella conferenza stampa dopo il bilaterale con Joe Biden - in una seconda giornata negli Usa dall'agenda che si rivela fitta e che annovera anche un incontro con Henry Kissinger.

Un altro tassello della sua prima missione americana da presidente del Consiglio, che mostra "la profonda amicizia che unisce Italia e Usa", twitta la premier dopo avere incassato l'interesse di Biden per il nuovo approccio verso il fianco Sud della Nato e l'Africa, che è il cuore della politica estera italiana. Di prima mattina Meloni, a fianco all'ambasciatrice italiana a Washington Mariangela Zappia, rende omaggio alla tomba del milite ignoto e ai militari italiani sepolti nel cimitero di Arlington.

Il caldo non dà tregua, nemmeno ai gruppetti di visitatori che assistono con curiosità, al di là del cordone di sicurezza, alla cerimonia del cambio della guardia assieme a "the italian prime minister", tra lo stupore e l'interesse perché si tratta di una donna. Poi l'arrivo a Villa Firenze, residenza dell'ambasciatrice, dove parla per più di due ore con l'ex segretario di Stato americano che, a 100 anni, resta "una delle menti più lucide, punto di riferimento della politica strategica e della diplomazia", come sottolinea Palazzo Chigi.

Si è trattato di "un onore", dice la premier che concluderà la sua missione con il ricevimento in suo onore sempre a Villa Firenze. Una occasione per incontrare la comunità italiana dopo la cena che si è concessa con la delegazione al Cafè Milano, lo storico ristorante di Georgetown. La soddisfazione per l'esito della trasferta è palese, "ci amano fuori molto più di quanto facciamo noi", il concetto che ripete prima di rientrare in albergo.

In Italia intanto rimbalza la notizia dell'Expo, citata nel comunicato congiunto Italia-Usa al termine del bilaterale con Biden. Non è come l'esplicita garanzia arrivata dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva, che a Roma ha garantito il voto brasiliano per la candidatura italiana. Ma fa comunque ben sperare. Il Comitato promotore continua il suo lavoro in vista del forum tematico di Parigi dell'11 ottobre e del voto, previsto il 28 novembre. Un sì anche da parte americana strategicamente potrebbe cambiare lo scenario e pesare sugli equilibri internazionali che, al momento, vedono ancora come favorita la capitale saudita. Ma mancano 4 mesi. E al ballottaggio, la convinzione italiana, tutto può succedere.   

 



   

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