L'attacco frontale del vicesegretario della Lega Andrea Crippa al direttore del Museo Egizio di Torino ha creato una certa sorpresa anche nel suo partito. Soprattutto fra i piemontesi che invece esprimono "stima" verso Christian Greco, per il quale il numero due di Matteo Salvini auspica le dimissioni o, in subordine, che il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano "lo cacci", perché "è un direttore di sinistra che ha gestito il Museo in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana".
Toni ben più aspri delle critiche dei giorni scorsi dell'assessore piemontese di FdI Maurizio Marrone, raccolte come "una sollecitazione" da Greco, che in varie interviste ha invitato Giorgia Meloni al Museo "senza telecamere e giornalisti, per raccontarle cosa facciamo perché la nostra istituzione può essere importante per aprire un dialogo". L'ultima volta le strade di Greco e Meloni si sono incrociate nel 2018: il direttore offrì un biglietto omaggio per le coppie arabe e la leader di FdI la definì "una iniziativa idiota", contestando "lo sconto su base etnica".
È lo stesso episodio per cui Crippa rivendica una "battaglia di libertà a difesa degli italiani e dei cristiani" chiedendo l'intervento del ministro della Cultura contro Greco, scelto tra oltre cento candidature nel 2014 a 39 anni, dopo aver curato una delle collezioni egizie più importanti d'Europa. Diverso il pensiero degli assessori piemontesi leghisti, secondo cui le polemiche "non scalfiscono la fiducia e la stima della Regione nei confronti dell'uomo e del professionista che ha dimostrato in questi anni di lavorare bene nell'interesse del museo e della comunità". Nel 2018 Meloni prometteva, una volta al governo, di "liberare la cultura dall'occupazione sistematica fatta dalla sinistra". Cinque anni dopo è premier e fra i suoi parlamentari non c'è gran voglia di entrare nel merito ma è diffusa la condivisione delle parole di Marrone: "Non confermerei Greco - ha detto l'assessore giorni fa -. Ha doti manageriali non comuni, ma ritengo esistano figure potenzialmente più qualificate che sono state penalizzate non dico per la direzione, ma addirittura per un posto nel cda del museo".
Il ministro Gennaro Sangiuliano per ora non interviene nella polemica, che ha scatenato le reazioni dell'opposizione. "Rimuoverei chi chiede di rimuovere Greco", commenta Carlo Calenda (Azione). Per Angelo Bonelli (Avs), "la destra vuole le purghe contro gli intellettuali che non si allineano al suo pensiero". E secondo Riccardo Magi (+Europa) "Meloni serve la sua vendetta". La nomina del direttore non spetta al governo, che invece designa il presidente della Fondazione (Evelina Christillin, scelta nel 2012 dall'esecutivo Monti e confermata nel 2016 da quello Renzi), di cui il Ministero fa parte con Regione, Città di Torino, Compagnia di San Paolo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Dal punto di vista di Vittorio Sgarbi, quella lanciata da Greco nel 2018 era "un'operazione di marketing che puntava a quel 2% di pubblico. Dissi alla Meloni 'hai interpretato male' e lei andò a parlare con il direttore - ha raccontato il sottosegretario alla Cultura -. I suoi fedelissimi ora credono di interpretare la sua posizione, ma non è detto che Meloni la pensi ancora alla stessa maniera, perché ha cambiato molte posizioni sul tema dei migranti". Il Museo difende il suo direttore e chiede "di mantenerne il tono urbano". "Nel pieno rispetto di tutte le opinioni politiche e del lavoro accurato e professionale dei media - dice Christillin -, vorremmo chiedere, con tranquillità e cortesia, di poter continuare la nostra attività con impegno e in silenzio".
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