Politica

Il presidente che entrò nel Pci dal servizio d'ordine

La lunga attività parlamentare che ha portato Napolitano ai vertici

Giorgio Napolitano

Redazione Ansa

Da Padova a Capri, occupata interamente dalle truppe alleate. E poi Napoli, dove avvenne l'entrata del Pci attraverso il viatico del ''servizio d'ordine'' al congresso regionale. E da lì a breve l'avvio di una lunghissima attività parlamentare che lo ha portato al vertice delle istituzioni repubblicane. Fu lo stesso Giorgio Napolitano a raccontare ad Eugenio Scalfari i suoi esordi nella vita politica del Paese.

Il presidente -''comunista e liberale'' - racconta molto della storia del Pci, ben rendendo il forte senso delle istituzioni del partito senza nascondere i tragici errori che ne hanno rallentato il percorso verso il Governo. A partire dai fatti d'Ungheria e dall'ortodossia dei dirigenti di allora. Togliatti, ad esempio, ''aveva profondamente un'idea di partito nazionale che avesse un suo profilo autonomo anche in Italia, ma non si distaccò mai dalla guida sovietica che poi, fino alla sua morte, fu la guida di Stalin. Quindi lui era dentro quell'universo con le sue degenerazioni''.

Il maestro di Napolitano é stato Giorgio Amendola, che a Napoli chiamavano ‘o chiatto, per distinguerlo dall’allievo, Giorgio ‘o sicco, ma alla durezza stalinista dell’avversario storico di Pietro Ingrao, leader e icona della sinistra comunista, nel corso degli anni Napolitano ha contrapposto la sua cautela, il suo tocco aristocratico, con quella testa fotocopia di Re Umberto, la sua prudenza nelle analisi come negli scontri all’interno di un partito dove la disciplina era un dogma.

Napolitano fu però colpito da un episodio del rapporto che c'era tra il 'compagno Ercoli' (suo nome di battaglia) e Stalin. Togliatti ''era convalescente e si trovava in Russia, dove ricevette a sorpresa una visita di Stalin che gli chiese di trasferirsi a Mosca per dirigere il Cominform, l'Ufficio di Informazione dei Partiti Comunisti. Ma non ne voleva sapere. Aveva assaporato - ricorda il presidente - il gusto della libertà e voleva vivere in Italia''. E così Togliatti ebbe la 'buona idea' di chiedere un parere alla direzione del Pci, che votò a favore: ''Se ce lo chiede Stalin lo dobbiamo fare'', fu il ragionamento. Ma quella volta Togliatti disse 'no' a Stalin.

Parallelamente, nell'intervista scorrono frammenti di vita del presidente che svelano circostanze della sua giovinezza che sicuramente ne segnarono la personalità. A partire dal padre avvocato e liberale che poi cedette e si iscrisse al partito fascista. Gli anni di Padova. E poi quelli passati a Capri, in una casa in affitto, mentre l'isola era interamente requisita dagli alleati. Lì il giovane Napolitano conobbe Curzio Malaparte che per i suoi reportage dalla Russia gli sembrava ''un comunista". E lavorò anche, per gli americani, alla ''Red Cross'' che si trovava sull'isola. Poi di nuovo a Napoli, nel primo dopoguerra, dove, dopo averli a lungo 'annusati' da vicino, si avvicinò definitivamente ai comunisti. ''Partecipai al congresso della federazione napoletana come addetto al servizio d'ordine. Poi, subito, fui eletto per il congresso nazionale. Non facevano fare lunghe anticamere ai giovani, a quei tempi...''.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it