Politica

Manovra in cdm il 16. Giorgetti, dubito rischi sul rating

Fdi valuta zero emendamenti. Opposizioni divise sulla sanità

Una veduta di Palazzo Chigi

Redazione Ansa

La manovra sarà "seria e prudente" e anche le agenzie di rating, che si esprimeranno di qui a qualche settimana, capiranno che il governo sta facendo del suo meglio per gestire un debito sempre altissimo - e ulteriormente zavorrato dal Superbonus. E lo faranno anche i mercati che scommettono sull'Italia con "fiducia", come dimostra il successo del Btp Valore, che in tre giorni ha sfiorato i 13 miliardi di raccolta. Giancarlo Giorgetti si prepara a portare in Consiglio dei ministri, il 16 ottobre, la seconda legge di Bilancio del governo di centrodestra "molto confidente" che l'approccio all'economia sarà sostenuto con convinzione anche dalla maggioranza. Il lavoro certo non è semplice, perché le risorse sono poche, come continua a ripetere anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha confermato l'intenzione di avviare con la manovra l'attuazione della delega fiscale. Le riunioni nei ministeri e con il Mef si susseguono per tirare le fila delle proposte e confrontarle con le potenziali coperture.

La ministra Elvira Calderone, al netto della conferma del taglio del cuneo contributivo anche per il 2024, sta lavorando al pacchetto sulle pensioni. Il ministro Paolo Zangrillo aspetta di capire "quante risorse ci saranno" per proseguire la stagione dei rinnovi contrattuali per la Pa, consapevole che una corsia preferenziale andrà lasciata al comparto sanità. E mentre le opposizioni si dividono sulla ricetta da proporre a difesa del Servizio sanitario (con Conte che si sfila dal confronto con Carlo Calenda e Elly Schlein) i governatori, di destra e di sinistra, dopo la strigliata della premier a Torino aspettano di capire a quali capitoli dovranno mettere mano per migliorare "l'efficienza" della spesa. "Io di preoccupazione non ne ho, nella misura in cui la politica italiana, la maggioranza, capisce il momento e sostiene il governo", sottolinea Giorgetti mentre tiene tutti sul filo perché ancora nessuno sa, con certezza, quali delle misure perorate troverà effettivamente posto in manovra. Nemmeno il ministro Eugenia Roccella, nonostante la famiglia sia tra le priorità che Meloni e Giorgetti non mancano mai di citare, anche perché "con questa natalità - ribadisce il titolare di via XX Settembre - il sistema pensionistico non regge". E nemmeno Matteo Salvini, che si aspetta di trovare i primi finanziamenti per la posa della prima pietra del Ponte sullo Stretto di Messina. Ma i 15,7 miliardi di extradeficit sono già quasi tutti impegnati tra rinnovo del cuneo e spese indifferibili. Il resto delle coperture - per arrivare almeno a superare i 20 miliardi - è ancora un rebus. Si guarda alla tax compliance (i cui ultimi proventi accertati, però, sono già stati tutti impegnati preventivamente in altro) ma anche alla, complicatissima, revisione degli sconti fiscali. Altro tassello della delega, che potrebbe essere anticipato da un nuovo taglio lineare, abbassando l'asticella del reddito oltre il quale non ci sono più detrazioni dagli attuali 120mila a 100mila euro. Tutto ancora in bilico. Anche il tesoretto, che in genere è di qualche centinaio di milioni, da destinare alle modifiche parlamentari. L'idea è quella di contenerle al minimo, per evitare il classico assalto alla diligenza. Tanto che Fdi starebbe meditando di non presentare emendamenti. Sempre che il governo, e il resto della maggioranza, mostri lo stesso fair play.

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