"L'economia che uccide, che esclude, che inquina, che produce guerra, non è economia: altri la chiamano economia, ma è solo un vuoto, un'assenza, è una malattia, una perversione dell'economia stessa e della sua vocazione.
Le armi prodotte e vendute per le guerre, i profitti fatti sulla pelle dei più vulnerabili e indifesi, come chi lascia la propria terra in cerca di un migliore avvenire, lo sfruttamento delle risorse e dei popoli che rubano terre e salute: tutto questo non è economia, non è un polo buono della realtà da mantenere.
È solo prepotenza, violenza, è solo un assetto predatorio da cui liberare l'umanità". Così il Papa nel messaggio all'incontro online 'The Economy of Francesco' in corso da Assisi.
"Economia sono le bancarelle del mercato, così come gli snodi della finanza internazionale; c'è l'economia concreta fatta di volti, sguardi, persone, di piccole banche e imprese, e c'è l'economia tanto grande da sembrare astratta delle multinazionali, degli stati, delle banche, dei fondi d'investimento; c'è l'economia del denaro, dei bonus e di stipendi altissimi accanto a una economia della cura, delle relazioni umane, di stipendi troppo bassi per poter vivere bene. Dove è la coincidenza tra questi opposti? Essa si trova nella natura autentica dell'economia: essere luogo di inclusione e cooperazione, generazione continua di valore da creare e mettere in circolo con gli altri". Lo afferma papa Francesco nel messaggio inviato ai giovani imprenditori, manager ed economisti di tutto il mondo partecipanti al IV incontro annuale di 'The Economy of Francesco' che si tiene da Assisi online da oggi all'8 ottobre. "Il piccolo ha bisogno del grande, il concreto dell'astratto, il contratto del dono, la povertà della ricchezza condivisa - sottolinea il Pontefice -. Tuttavia, non dimenticatelo, ci sono opposizioni che non generano affatto un'armonia". "L'economia che uccide non coincide con una economia che fa vivere - avverte Francesco -; l'economia delle enormi ricchezze per pochi non si armonizza dal proprio interno con i troppi poveri che non hanno di come vivere; il gigantesco business delle armi non avrà mai nulla in comune con l'economia della pace; l'economia che inquina e distrugge il pianeta non trova nessuna sintesi con quella che lo rispetta e lo custodisce".