Politica

Concessioni e proroghe, il braccio di ferro sui balneari

Spiaggia e stabilimento balneare nel parco del Conero

Redazione Ansa

 La lettera di Bruxelles con il parere motivato sul dossier balneari riguarda l'annosa questione delle concessioni che secondo la direttiva Bolkestein (2006) devono essere messe a gara, rilasciate per una durata limitata e non possono prevedere un rinnovo automatico.
    L'ultimo intervento del governo in materia è stato il decreto Milleproroghe, che aveva allungato di un anno le concessioni senza gare almeno fino al 31 dicembre 2024. Il provvedimento è finito sotto la lente del Quirinale: lo scorso 24 febbraio il presidente della Repubblica Mattarella, ha promulgato il Milleproproghe con riserva proprio su questi aspetti. "È evidente - il parere del Colle - che i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive accrescono l'incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di governo e Parlamento".
    A inizio marzo la pronuncia del Consiglio di Stato, che - accogliendo il ricorso dell'Autorità Antitrust contro la decisione del Comune di Manduria di prorogare le concessioni demaniali marittime fino al 2033 - ha bocciato la proroga automatica, in quanto "in contrasto" con l'articolo 12 della direttiva europea, sottolineando che tale norma non va applicata. Sulla stessa falsariga la posizione della Corte di Giustizia europea, che il 20 aprile ha stabilito che "le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente". La Corte si è espressa su una vertenza che coinvolge l'Autorità garante della concorrenza e del mercato e il comune di Ginosa (Taranto).
    La risposta del governo è stata la convocazione a maggio di un tavolo tecnico per definire i criteri per determinare la sussistenza o meno della scarsità della risorsa naturale disponibile, scarsità che implicherebbe l'applicazione della direttiva Bolkestein sulle concessioni. Le conclusioni, formalizzate il 5 ottobre, sono state che il 33% circa delle aree demaniali delle coste, un terzo del totale, è in concessione, mentre il 67% è libero.
    In realtà già nel 2016 la Corte di giustizia si era espressa sulla questione, affermando che il rilascio delle concessioni deve essere effettuato sulla base di una procedura di selezione che si fonda su imparzialità e trasparenza. Quattro anni dopo la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, sottolineando che la nostra legislazione, che prorogava le concessioni fino al 2033 e vietava alle autorità locali di avviare delle gare pubbliche sulle concessioni in scadenza, violava il diritto Ue, creando incertezza giuridica nel settore dei servizi turistici e scoraggiando investimenti in un settore cruciale per l'economia del Paese. Sul tema era intervenuto anche il governo Draghi, che aveva approvato una legge per far scattare le gare a partire dal prossimo anno. 
   

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