La corsa per liberare Bruxelles "da chi la occupa abusivamente" è partita. E Matteo Salvini approfitta dell'abbraccio dei suoi alleati sovranisti europei, chiamati a raccolta a Firenze per poche ore, per lanciare la sfida. All'Europa dei banchieri e della "burocrazia massonica".
Ai vertici europei incarnati da Ursula von der Leyer e Christine Lagarde. E ai suoi alleati in Italia, perché "sarebbe un errore fatale dividersi" proprio a Strasburgo al voto di giugno.
"Sbaglia" insomma Antonio Tajani, numero uno di Forza Italia, a disdegnare il patto che unisce i leghisti ai tedeschi di Afd e a Marine Le Pen. E sbaglia chi, non facendo fronte comune, rischia di favorire l'inciucio bis tra popolari e socialisti. Salvini è convinto che, su questo, sia all'opera il commissario Ue, Paolo Gentiloni. Perciò da Firenze parla all'Europa (anche) perché tutta l'Italia intenda.
Frecciate a parte, il leader della Lega arriva alla convention, alla fortezza da Basso, sorridente e mano nella mano con la fidanzata Francesca Verdini. Lei gioca in casa, lui meno ma lusinga la capitale rinascimentale con un gioco di parole: "Penso che oggi sia una giornata storica, perché può vedere la luce il Rinascimento dell'Europa che sarà fondato sul lavoro".
Solo al sindaco Dario Nardella contesta "una caduta di stile" per essersi "permesso di dire chi ha diritto di visitare i musei e chi no", dopo il tour agli Uffizi, la sera prima, di Salvini e gli altri sovranisti. Non lo preoccuopano le contromanifestazioni che attraversano il centro nel pomeriggio e senza tensioni, a parte lo striscione 'Salvini, Le Pen Firenze vi schifa'.
Sulla convention dei partiti che aderiscono al gruppo Identità e democrazia (che ha organizzato l'evento) il leghista respinge il bollino di "cantiere nero" promuovendola a "un'onda blu". Poco dopo le 11 la sala si riempie. Capienza annunciata 2000 persone e a colpo d'occhio, l'obiettivo è centrato, Ma resta off limits per i giornalisti. Una manifestazione che non ha niente a che vedere con quella romana del 13 ottobre. Stavolta tutto è in grande, ci sono i leader di 12 partiti stranieri, lo slogan è 'Free Europe' e c'è il quartier generale della Lega, dai ministri ai governatori fino al presidente della Camera e responsabile esteri del partito, Lorenzo Fontana. Pesano alcuni forfait eccellenti, anche se annunciati, come la leader francese del Rassemblement national, star di Pontida lo scorso settembre, e l'ultranazionalista Geert Wilders, fresco del trionfo elettorale nella sua Olanda. Entrambi mandano un videomessaggio. Pochi minuti per salutare l'amico e alleato e rispolverare vecchi cavalli di battaglia.
Per Le Pen è la lotta ai migranti irregolari ("Per la signora Von Der Leyen l'immigrazione non è un problema, ma un progetto"), per Wilders la difesa dei valori nazionali, rivendicando la vittoria in patria come "un terremoto politico per i pesi massimi dell'Europa".
Dai leader presenti inevitabile l'omaggio al padrone di casa, salutato più volte con l'appellativo 'capitano', ormai dimenticato in Italia. Poi slogan e picconate vecchio stile contro l'Europa e non solo. Dal leader bulgaro Kostadin Kostadinov ("Oggi l'Ue è una minaccia per l'Europa" sentenzia minacciando "una serie di referendum per uscire dall'Ue") al tedesco Tino Chrupalla, presidente di Afd (la nuova Europa è una casa "con un giardino per i bambini e un muro contro gli indesiderati" mentre l'Ucraina "non può vincere questa guerra") fino al polacco Roman Fritz (che rilancia le parole chiave "Dio, onore, patria, famiglia, verità, giustizia e libertà" e la guerra al politically correct"). Concetti che Salvini ascolta ma da cui, nell'intervento finale sul palco, sembra distanziarsi.
"Oggi non c'è un'alleanza politica e partitica ma un sentimento di amicizia: qui si sono alternati leader che, come in una storia d'amore e professionale, conoscono alti e bassi". Parole scelte forse per rassicurare il centrodestra italiano garantendo che "il governo Meloni non è assolutamente in discussione". Quindi disegna la metafora dello scontro tra Davide e Golia con l'happy end immaginato per Id e per la Lega nei panni di Davide contro il gigante che chiama "il Golia Soros". Due ore e mezzo dopo cala il sipario. Restano la foto di gruppo con tutti i leader e le loro bandiere e, nell'entrata accanto, la fiera dei tatuatori.
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