Non è il momento di alzare troppo i toni. La campagna elettorale è lunga, il sistema elettorale europeo spinge alla competizione tra i partiti, anche quelli alleati, ma bisogna evitare di dare l'immagine di un governo diviso. Soprattutto in momenti delicati come questo fine d'anno, con la trattativa "serrata" (e in salita) sul Patto di Stabilità.
Con la grana del Mes che incombe, e che bisognerà inevitabilmente affrontare nelle prossime settimane. Giorgia Meloni vede per un'ora l'alleato Matteo Salvini, che ha animato il dibattito interno alla maggioranza con le sue stilettate contro una certa idea di Europa, contro gli "inciuci" con i socialisti, e anche contro la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Quest'ultima incontrata subito dopo a Palazzo Chigi e con cui affronta, tra l'altro, proprio i dossier caldi in vista del Consiglio europeo di metà dicembre. "I contatti sono continui, l'incontro è andato bene", si limita a dire la maltese lasciando Palazzo Chigi.
Ma aveva già chiarito, in tv, di non aver considerato le parole del leader leghista come "una critica personale", rilanciando il messaggio "europeista" e l'appello ad andare alle urne a giugno. Il progetto europeo "è fragile", il pensiero di Metsola, servono "candidati di cui fidarsi" e solo "il centro europeista può dare soluzioni al futuro dell'Ue". Non proprio l'identikit delle forze politiche che fanno parte di Identità e democrazia, il gruppo cui appartiene la Lega all'Eurocamera. Che invece, il punto su cui insiste Salvini, vanno coinvolti per costruire una Europa "diversa", in una chiara alleanza di centrodestra. "Includere, non porre veti" per tagliare le alleanze con i socialisti, scrive anche in una lettera al Corriere della Sera. Proprio da quella lettera, e dalle parole della premier in radio di prima mattina, scatta "l'occasione per fare il punto sulla situazione politica", dicono espressamente da una parte e dall'altra (mentre poche ore dopo rientra la frattura Lega-FdI nella giunta della Provincia di Trento).
"Oggi abbiamo una grande occasione, lo scenario che si potrebbe realizzare è quello in cui in Parlamento europeo si riesce a costruire una maggioranza più compatibile a livello di visione" dice Meloni, senza specificare però il perimetro di questa ipotetica nuova alleanza. Perché al momento le posizioni a Bruxelles sono sostanzialmente cristallizzate, con il niet da parte del Ppe a ragionare con le forze anti-sistema di ID, come i tedeschi di Afd e i francesi di Marine Le Pen, tenuti da Popolari e Conservatori a distanza. Diverso potrebbe essere il discorso per la Lega, che in Italia è partito di governo. Ma prima dovrebbe sfilarsi da Id. Anche se è prematuro, dicono in tutti i partiti, immaginare adesso le geometrie che si potranno creare dopo il voto. Si vedrà dal 10 giugno in poi, numeri alla mano. Fermo restando, un pensiero che ricorre nei capannelli in Transatlantico, che nessun Paese del G7, finora, si è mai sfilato dal sostegno al presidente della Commissione europea. Il colloquio, è durato poco più di un'ora, con tanto di misteriosa foto di un caffè, preso di sicuro non a Palazzo Chigi. E,secondo una versione convergente da entrambe le fonti, si sarebbe concentrato soprattutto sull'azione del governo, su cui c'è "piena sintonia", e sull'intenzione di portare a casa "tutti gli obiettivi" della campagna elettorale per "rivincere le elezioni".
Il riferimento sarebbe stato alle politiche che si terranno tra 4 anni. Certo, il primo anno "è stato tosto", dice la premier a Rtl 102.5 in una intervista di 20 minuti in cui difende l'operato del governo, dall'intesa con l'Albania alla manovra, e va all'attacco in risposta a tutte le critiche, quelle a Edi Rama perché "aiutare l'Italia non è di sinistra", quelle alla delega che sostituisce la proposta di salario minimo da parte di sindacati che "accettano contratti con poco più di cinque euro all'ora" e quelle sul premierato che non piace "a chi era abituato a fare e disfare i governi nei palazzi, sulla pelle dei cittadini". Fino al passaggio, il più delicato, sul Patto: "Non si può dire sì a una riforma che poi non si può rispettare",è il messaggio che manda mentre Giancarlo Giorgetti sta per partire per Bruxelles.
Incontro Meloni-Salvini a Chigi, punto sulla situazione politica
Colloquio tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini a Palazzo Chigi, al termine della riunione sul Pnrr. Meloni e Salvini, si apprende da qualificate fonti di governo, si sono intrattenuti per un'ora nello studio della premier, in un clima come sempre amichevole: è stata l'occasione per fare il punto sulla situazione politica (oggi Meloni ha parlato a Rtl102.5 e Salvini ha scritto una lettera al Corriere della Sera), e aggiornarsi sui principali dossier. Nell'incontro, secondo quanto si apprende da qualificate fonti di governo, è "confermata la piena sintonia per raggiungere tutti gli obiettivi del programma elettorale con l'ambizione di rivincere le elezioni politiche al termine della scadenza naturale della legislatura".
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