Un raffinato intellettuale e filosofo per molti, un "cattivo maestro" per altri. A 90 anni si è spento a Parigi, Toni Negri, storico leader di Autonomia Operaia e figura simbolo degli Anni di piombo e del periodo in cui la lotta armata insanguinò l'Italia. "Violenza politica" che lo stesso Negri aveva predicato diventando figura divisiva e affrontando anche una lunga vicenda giudiziaria dopo la sentenza, passata in giudicato, a 12 anni di reclusione anche per l'accusa di associazione sovversiva. Complessivamente ha scontato dieci anni in stato detentivo di cui quattro in semilibertà.
La notizia della morte ha riacceso il dibattito, a volte scontro, politico sulla sua controversa figura. Per il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano "fu un cattivo maestro perché, dopo il '68, il passaggio dal movimentismo giovanile alla pagina buia degli anni di piombo, con il terrorismo di destra e di sinistra, causò tante vittime innocenti. In termini giuridici, poi, una cosa è l'espressione delle idee, un'altra è la pratica materiale della violenza". Dal canto suo il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni afferma che "c'è stato un tempo in cui per partecipare al dibattito del movimento dovevi aver letto il suo ultimo libro.
C'è stata una generazione che ha letto il mondo con le categorie con cui l'ha raccontato Toni Negri, filosofo e comunista. Ho avuto la fortuna e il piacere di conoscerlo". Pier Ferdinando Casini, augurando la "pace a lui", sostiene che "la sua storia in Parlamento non fu una bella pagina".
Parole su un uomo complesso, colto, e che nell'arco della sua vita è stato al centro di polemiche anche feroci: venne accusato anche di essere il capo 'occulto' delle Brigate Rosse e di avere avuto anche un ruolo nel sequestro di Aldo Moro, il cosiddetto 'grande vecchio'.
Accuse sempre respinte da Negri che aveva compiuto 90 anni il primo agosto scorso. Era nato a Padova e suo padre proveniva da una famiglia operaia. Tra i massimi studiosi del pensiero politico di Baruch Spinoza, Negri è stato fra i più importanti teorici della sinistra extraparlamentare e del marxismo operaista, già a partire dalla fine degli Anni Sessanta. Muove i primi passi nella sezione padovana del Partito socialista, ma se ne allontana diventandone critico.
Dopo aver dato vita al Movimento socialista indipendente e al mensile Quaderni rossi, Negri poi aderisce alla rivista Classe operaia, nata nel gennaio del 1964 proprio da una scissione interna al mensile. Nel frattempo, fonda nel 1961 anche una casa editrice - la Marsilio editore - insieme a Paolo Ceccarelli, Giulio Felisari e Giorgio Tinazzi.
L'attività filosofica, intellettuale, ma anche politica di Negri continua con Potere operaio, da cui uscirà nel 1973 con il convegno di Rosolina. Lo stesso anno Negri fonderà la rivista Controinformazione, ma soprattutto Autonomia Operaia, di cui sarà leader e principale teorico fino alla sua dissoluzione, nel 1979. Il 7 aprile di quell'anno finì in carcere nell'ambito dell'indagine ribattezzata "Teorema Calogero" e condotta dal sostituto procuratore di Padova, Pietro Calogero. Negri, allora docente di Scienze politiche, venne arrestato assieme ad altre decine di persone tra cui esponenti del movimento Autonomia Operaia e della sinistra extraparlamentare come Oreste Scalzone.
Il docente padovano dopo oltre quattro anni di carcere preventivo ottenne la libertà nel 1983, godendo dell'immunità parlamentare, dopo essere stato eletto alla Camera con 13 mila preferenze nelle fila del Partito radicale guidato da Marco Pannella. Il 19 settembre di quell'anno, dopo avare raggiunto Punta Ala, Negri a bordo di uno yacht ha lasciato l'Italia raggiungendo le coste francesi a Nizza. Il giorno successivo la Camera dei deputati, nel corso di una drammatica votazione, ha concesso il via libera per l'autorizzazione a procedere da parte della magistratura.
Sfruttando la "dottrina Mitterand", così come molti altri protagonisti degli Anni di piombi riparati in Francia, Negri si stabilisce a Parigi dove vive da latitante per circa 14 anni duranti i quali svolge l'attività di docente e scrittore. Il rientro in Italia avviene nel 1997 per finire di scontare la pena nel carcere di Rebibbia e poi in semilibertà. Nel 2003 torna uomo libero allo scadere della pena.
Negli anni 2000 ha proseguito la sua attività di saggista e assieme a Michael Hardt ha scritto "Empire" e "Multitude", opere che hanno affrontato le trasformazioni della società nell'era della globalizzazione. Un "rilievo culturale" di un "grande intellettuale" che anche i "nemici devono ricordare", come ha sottolineato il filosofo Massimo Cacciari: "Io ho cominciato a fare politica con lui".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it