Politica

Legge bavaglio, botta e risposta giornalisti-Meloni

Bartoli lancia l'allarme, ma per la premier è una norma equilibrata

Bartoli, allarme sui limiti all'informazione giudiziaria

Redazione Ansa

 La protesta dei giornalisti per il via libera all'emendamento alla legge di delegazione europea, attesa entro gennaio in Senato per la seconda lettura, che vieta la pubblicazione "integrale o per estratto" del testo delle ordinanze di custodia cautelare irrompe nella conferenza stampa di fine anno della premier Giorgia Meloni. Il presidente dell'Ordine, Carlo Bartoli, ricordando la scelta della Fnsi di disertare l'evento, ha lanciato l'allarme per il rischio "di far calare il sipario sull'informazione in materia giudiziaria".

"Chiediamo di ripensare a fondo la riforma della diffamazione in discussione al Senato - ha aggiunto -; una proposta che non disincentiva in maniera seria le liti temerarie e comprime invece il diritto dei cittadini a un'informazione libera". La premier, sottolineando che la norma incriminata è di iniziativa parlamentare e che dunque le manifestazioni non dovrebbero svolgersi sotto Palazzo Chigi ma davanti a Camera o Senato, ha negato che si tratti di un bavaglio alla stampa.

"A me pare un'iniziativa valida - ha detto -, forse non l'avrei presa, io non l'ho fatto, ma mi pare una norma di equilibrio tra il diritto di informare ed il diritto alla difesa del cittadino". "La Fnsi ha ben chiaro che quello che contestiamo è un provvedimento di iniziativa parlamentare, che non di meno ha ricevuto una adesione trasversale e che, soprattutto, è stato votato dalla maggioranza che sostiene la presidente Giorgia Meloni", ha replicato la segretaria del sindacato dei giornalisti, Alessandra Costante. "La Fnsi ha manifestato sotto i palazzi del parlamento e sotto la sede del governo: piazze degli italiani, non della politica - ha continuato -. E lo farà ancora, per la dignità della professione e contro le censure di Stato". Proprio ieri nella conferenza dei cdr è stata decisa la prosecuzione della mobilitazione, con iniziative di piazza e assemblee nella redazioni. La premier ha anche negato che ci sia un'occupazione della Rai da parte del governo, rigettando "le accuse di Telemeloni fatte da una sinistra che in passato con il 18% dei consensi esprimeva il 70% di posizioni in Rai". "Facciamo un lavoro di riequilibrio", ha sostenuto, provocando l'immediata risposta di Sandro Ruotolo del Pd: "Giorgia Meloni tira fuori l'alibi del riequilibrio per nascondere il disastro provocato dagli uomini scelti da lei". Meloni è anche nuovamente intervenuta sulle accuse piovute addosso a Chiara Ferragni per il caso del pandoro Balocco. "C'è una questione di trasparenza sulla beneficenza, su cui forse bisogna lavorare", ha sottolineato, spiegando che "capire quali sono oggi le regole di trasparenza ed eventualmente immaginarne di migliori potrebbe essere utile per tutti". 

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